Per la serie BlastingTalks intervistiamo il founder & CEO di Winelivery Francesco Magro. Winelivery è un’app italiana che si occupa della consegna a domicilio di alcolici, ghiaccio e soft drink, ormai presente in più di 60 città.

Blasting Talks è una serie di interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali. Leggi le altre interviste della serie sul canale BlastingTalks.

Partiamo dalla fondazione della start-up: com’è nata l’idea alla base di Winelivery?

L’idea arriva a febbraio 2015 quando a una cena tra amici è terminato il vino. Cercando su Google ci siamo resi conto che a Milano non esisteva ancora un servizio che potesse consegnarci a domicilio gli alcolici per la serata. È stato in quel momento che abbiamo deciso di creare noi il primo servizio di drink delivery italiano. Iniziando quindi a studiare il mercato e guardando oltreoceano, abbiamo visto che esistevano già servizi simili e così ci siamo organizzati: in meno di un anno avevamo già fatto la prima consegna.

Come funziona il vostro servizio e cosa spinge i vostri utenti a utilizzarlo? In quante città siete presenti, quali prodotti consegnate?

Il servizio principale di Winelivery consiste nella consegna a domicilio di vini, birre, cocktail e superalcolici, ma anche snack e ghiaccio.

Il tutto recapitato in meno di 30 minuti e già alla temperatura perfetta per la degustazione. È un servizio molto comodo, un vero e proprio salva-serate. Come quando ci si ritrova senza qualcosa da bere in casa. Ma è anche un sistema molto utilizzato per chi deve far recapitare un regalo all’ultimo minuto o per chi, invitato a una cena, non vuole presentarsi a mani vuote.

Siamo già presenti in oltre 60 città in Italia e abbiamo una vasta gamma di prodotti, quindi riusciamo a soddisfare sia chi sta cercando una bottiglia economica, sia chi è alla ricerca di bottiglie pregiate.

Può spiegarci il cambio di paradigma rispetto alla tradizionale catena della logistica nel settore?

Gestiamo direttamente il rapporto con le aziende produttrici, riducendo in questo modo la catena del valore, il che ci permette di offrire un servizio premium a prezzi competitivi.

Il nostro scopo è quello di offrire ai nostri clienti un’esperienza superiore, associando a un servizio rapido e puntuale un team di esperti per la selezione delle etichette migliori. Gestiamo in proprio assortimenti e consegne, per una cura del servizio a 360°. Le bottiglie inoltre non solo vengono recapitate in pochissimi minuti, ma la vera sorpresa è che arrivano già alla temperatura perfetta, persino col ghiaccio.

Che tipo di impatto stanno avendo eventi come la pandemia da coronavirus e la guerra in Ucraina sulla vostra attività? Quali difficoltà e sfide state affrontando in questo momento nello sviluppo del vostro business?

La situazione che si è generata durante la pandemia ci ha portati ad acquisire in maniera veloce moltissimi clienti.

L’aspetto interessante per noi è che la maggior parte di essi è poi rimasta con noi anche post lockdown, permettendoci di consolidare la nostra posizione di leadership sul mercato.

Al contrario, l’attuale situazione socio-economica influenzata dal conflitto ucraino non ci sta portando alcun vantaggio, l’incertezza e l'aumento dei costi di materie prime ed energia complica il go to market in quanto crea modelli inflattivi che, se non gestiti, portano a contrazioni della domanda.

Come affronterete il futuro sviluppo del vostro business?

Per il prossimo ciclo di sviluppo ci siamo prefissati l’obiettivo di portare il nostro marchio anche “fuori di casa”. Infatti stiamo lanciando una catena di winebar ed enoteche con l’obiettivo di accompagnare i nostri utenti anche fuori casa, sempre puntando su un’esperienza di alto livello che fa leva su asset digitali.

Abbiamo da poco inaugurato il primo “Digital Wine Bar” a Milano e stiamo aprendo il secondo a Trani: l’obiettivo è averne 14 entro l’anno e più di 60 entro 36 mesi.

Com’è nata l’idea di quotarvi in borsa e cosa comporta questo passaggio?

A oggi non sappiamo effettivamente se mai ci andremo a listare su un mercato azionario. In questa fase storica dell’azienda il nostro focus è il business e la sua crescita. Ovviamente la quotazione è un'opzione sul tavolo e il fatto di avere una compagine sociale ampia e frammentata è sicuramente un aspetto che rende maggiormente attraente questa opzione.

Operate in un settore emergente come quello del delivery: quanto spazio di innovazione è ancora presente in questo contesto?

Possiamo dire che è stata raggiunta una consolidata soglia di maturità o nei prossimi anni c’è ancora spazio per un forte sviluppo?

Sia a livello di canale di vendita che di logistica, siamo certi che il futuro ci riserverà delle sorprese. Grazie alle nuove tecnologie, esiste la concreta possibilità che il perimetro del settore venga completamente ridefinito. Riguardo al modello attuale, penso che siamo in una fase di consolidamento post pandemia dove i volumi sono esplosi. Mi aspetto, dopo un breve rallentamento, una nuova crescita costante che farà aumentare dimensionalmente il mercato: guardando ai dati, il mercato europeo del delivery ha ancora un tasso di penetrazione sulla popolazione di un ordine di grandezza inferiore rispetto a mercati molto avanzati come per esempio la Corea del Sud.

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