La Russia ha predisposto un elenco di 89 posizioni europee alle quali ha vietato l'ingresso nel paese, questo in risposta alla rappresaglia per le sanzioni imposte a sua volta dall'Unione europea per la posizione che Mosca occupa nella vicenda riferita al conflitto ucraino. Dal momento in cui la Russia ha deciso di annettere la Crimea, a marzo del 2014, l'Unione europea ha imposto pesanti sanzioni a Mosca, volte a "strangolare" economicamente il paese al fine di farlo retrocedere dalle proprie posizioni. Il presidente russo Vladimir Putin ha sempre negato un diretto intervento russo in Ucraina, per questo Bruxelles nel tempo ha gradualmente aumentato la durezza delle sanzioni che vanno da un congelamento delle attività finanziarie per gli individui e le imprese, fino al divieto delle aziende russe di vendere i loro prodotti nella zona euro.
Se da una parte questa vicenda certifica la fallimentare politica estera dell'Europa sulla questione ucraina, dall'altra parte il governo russo, con la definizione di questa "lista nera", contribuisce a creare le basi per un ennesimo passo indietro nei rapporti diplomatici con l'Unione europea. Ora è facile intuire che questo atto potrebbe determinare un'ulteriore escalation della tensione diplomatica fra le parti, in quanto viene reputato come "ostile" dai vertici di Bruxelles. Il divieto di entrare in territorio russo colpisce nomi di spicco della politica europea, ma è la Polonia il paese più osteggiato da Mosca con ben 18 nomi sulla lista nera, tra i quali è incluso persino il presidente del Senato polacco, Bogdan Borusewicz.
La rappresentanza dell'Unione europea a Mosca ha confermato di aver ricevuto la lista dei nomi, presentata dal ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov. Nell'elenco non si sono solo personalità politiche, bensì vengono identificati, come persone indesiderate in Russia, alcuni funzionari militari e di intelligence europei.
Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha chiesto spiegazioni all'Ambasciatore russo presso l'Unione europea sui motivi che hanno determinato la creazione di tale lista, avvertendo che se non riceve una risposta "soddisfacente" da parte della diplomazia russa, si riserva il diritto di adottare gravi e appropriate misure.