Il Consiglio europeo ha confermato a Bruxelles giovedì 14 dicembre 2017 l’istituzione della cooperazione strutturata permanente difensiva PESCO. Il 13 novembre scorso i rappresentanti di 23 Stati membri avevano firmato una notifica congiunta sulla loro intenzione a partecipare alla cooperazione e l’avevano trasmessa all’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea, Federica Mogherini. Il 7 dicembre 2017 anche l'Irlanda e il Portogallo avevano notificato la loro intenzione di unirsi alla PESCO.

Politica di sicurezza e di difesa comune e cooperazione strutturata permanente PESCO

Il Trattato di Maastricht del febbraio 1992 (entrò in vigore nel novembre 1993) trasformò la Comunità Economica Europea in Unione Europea e formalizzò la visione di una Unione Europea a tre pilastri; uno di tali pilastri doveva essere la “Politica estera e di sicurezza comune”, incorporante (articolo 42, punto 1) una “politica di sicurezza e di difesa comune” che riguardasse le missioni e le operazioni dell’Unione Europea nei paesi terzi e si ponesse l’obiettivo di migliorare e coordinare le capacità di difesa degli stati membri. Il punto 6 dello stesso articolo 42 menziona ulteriormente l’instaurazione di una “Cooperazione strutturata permanente nell'ambito dell'Unione”.

Tali concetti, rimasti sulla carta, furono trasferiti nel Trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato in vigore l’1 dicembre 2009. La riunione del Consiglio europeo del 20 dicembre 2013 stabilì, per la prima volta dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, la necessità di accelerare l’integrazione europea della difesa.

L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Federica Mogherini, presentò quindi nel giugno 2016 un rapporto sulla strategia globale dell’Unione Europea, che riconosceva l’esigenza crescente di una UE “fornitrice di sicurezza” ed un programma d’azione venne approvato dal Consiglio europeo nel novembre 2016.

Vi si comprendevano fra gli altri:

  • Varo di un fondo di difesa (FED) a supporto di progetti cooperativi di ricerca e capacità degli stati membri di UE.
  • Creazione di una revisione coordinata annuale sulla difesa (CARD) per il coordinamento dei bilanci.
  • Approfondimento della cooperazione difensiva attraverso impegni vincolanti fra gli stati membri di UE (cooperazione permanente strutturata, PESCO).

Precedenti

In realtà, la questione di un’unione difensiva ha accompagnato l’Europa dagli inizi del suo processo di integrazione. L’idea di esercito europeo risale agli anni Cinquanta e al progetto di Comunità Europea di difesa (CED) presentato da René Pleven, allora primo ministro francese, con la collaborazione di Alcide De Gasperi.

L’accordo venne firmato il 27 maggio 1952 dai 6 paesi Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, ma a Parigi il trattato non venne ratificato dal parlamento (264 voti a favore, 319 contrari). Per la prima volta l’Europa era stata vicinissima ad un’integrazione della difesa all’interno di un progetto sovranazionale. Si tentò di nuovo di formare un esercito europeo con la nascita dell’Unione dell’Europa Occidentale (UEO): a Parigi il 23 ottobre 1954 firmarono il documento di cooperazione gli stessi 6 paesi ed il Regno Unito. In pratica non si ebbero sviluppi concreti fino alla Dichiarazione di Roma del 27 ottobre 1984, in cui si evidenziò la necessità di una identità e politica di difesa comune degli stati membri.

Con l’aumento nel 1986 degli stati membri (arrivarono Spagna e Portogallo), la difesa comune dovette essere estesa. Pochi anni dopo, agli inizi degli anni Novanta, la riunificazione tedesca e la dissoluzione dell’URSS imposero un'ennesima revisione delle strategie, fino allo scioglimento di UEO nel 2011.

Prospettive future

I 25 Stati membri che ora hanno aderito alla PESCO sono: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria.

Danimarca e Malta per il momento non aderiscono ed il Regno Unito ovviamente non parteciperà, essendo in procinto di uscire dall’Unione Europea.

Gli stati partecipanti potranno sviluppare insieme capacità di difesa, investire in progetti comuni e migliorare la formazione e la prontezza operativa delle loro forze armate. Ciascun stato membro fornirà un piano per i contributi e gli sforzi nazionali e tali piani nazionali di attuazione saranno soggetti a una valutazione periodica. Le capacità militari sviluppate in ambito PESCO rimarranno sotto il controllo degli stati membri, che potranno renderle disponibili anche in altri contesti come la NATO – a cui PESCO non si sostituisce – o le Nazioni Unite.

La gestione della PESCO è affidata al Consiglio dell’Unione Europea. Le decisioni saranno prese all’unanimità dagli Stati membri, che si sono impegnati a preparare per l’inizio del 2018 una lista di 17 progetti di cooperazione, tra cui la creazione di un comando medico dell’UE, ed iniziative attinenti mobilità militare, sorveglianza marittima e sicurezza informatica.

A livello finanziario il principio generale prevede che le spese operative derivanti dai progetti realizzati nell’ambito della PESCO siano “sostenute principalmente dagli Stati membri”, che si impegneranno ad “aumentare regolarmente i bilanci della difesa in termini reali, al fine di raggiungere gli obiettivi concordati”. PESCO è comunque subordinata alle summenzionate revisioni annuali coordinate sulla difesa (CARD) e al fondo europeo di difesa (FED), e quest’ultimo fornirà incentivi finanziari per promuovere la cooperazione in diverse direzioni.

La soddisfazione di Mogherini, del Consiglio Europeo e della Commissione Europea

L'entusiasmo è tangibile nelle varie istituzioni dell’Unione Europea a Bruxelles.

“Più di mezzo secolo fa è stata creata un'ambiziosa visione della Comunità europea di difesa, ma mancavano l'unità e il coraggio per metterla in pratica. Da allora, quest'idea è stata rievocata più volte, ma invano. Il sogno “faceva a pugni” con la realtà. Oggi questo sogno diventa realtà. Avviamo una cooperazione strutturata permanente, la cosiddetta PESCO, che è l'espressione pratica della nostra volontà di costruire la difesa europea…PESCO è una buona notizia non solo per noi, ma anche per i nostri alleati, nonché una cattiva notizia per i nostri nemici” queste le parole di Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo.

“La PESCO è una decisione storica che porta l’Unione a essere un fornitore di sicurezza globale” ha aggiunto Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE.

“L’Unione della difesa non è un discorso vuoto, è realtà” si inorgoglisce Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea.

Juncker aveva fatto dell’”Europa della difesa” una delle priorità della propria campagna elettorale in vista delle elezioni europee del 2014. Già allora aveva insistito per far progredire i lavori in tal senso, immaginando la creazione di un esercito europeo. Il risultato del 14 dicembre lo premia.