Dai migranti dell’Aquarius alle polemiche sulla sede del Parlamento Europeo a Strasburgo fino all’appoggio italiano ai gilet gialli, sembra che Italia e Francia stiano dando inizio ad una battaglia degna del ventunesimo secolo, combattuta a colpi di twitter ed infiammata da false verità.

Le pensanti accuse portate avanti in questi giorni dal vicepremier pentastellato e dal collega Di Battista, testerebbero l’influenza economica e non solo della Francia sui territori dell’Africa Centrale sulla base del Franco Cfa.

La polemica intorno al Franco coloniale

Il Cfa è l’attuale erede del Franco delle colonie francesi, nonché la moneta utilizzata nei territori francesi ai tempi dell’imperialismo. Ad oggi l’acronimo però sta a significare “Comunità finanziaria africana” per indicare i 14 Paesi, per lo più ex-colonie africane, che hanno mantenuto questa moneta. Questi paesi corrisponderebbero per lo più all’Africa Centro-Occidentale: dalla Guinea al Congo passando per il Camerun e la Costa d’Avorio, risalendo fino al Niger.

Oggi il Franco Cfa è legato alla moneta unica europea, con un cambio pari a 0,0015 euro. Se da un lato però tale aggancio garantisce stabilità e credibilità monetaria, i paesi che lo adottano, essendo soggetti alle fluttuazioni dell’economia europea, potrebbero incorrere in ostacoli, soprattutto nell’esportazione estera.

Da questo quadro assolutamente chiaro e trasparente agli occhi del mondo, gli esponenti del M5S ne hanno dedotto le loro singolari conclusioni, affermando: “Abbiamo acceso un faro sulla verità, l’Europa deve avere il coraggio di affrontare il tema della decolonizzazione dell’Africa, che è la causa del mancato sviluppo degli Stati africani e il contributo alla partenza di uomini che muoiono nel Mediterraneo”.

Una chiara deduzione quella del vicepremier Di Maio, che quindi colpevolizza i francesi delle numerose ondate migratorie di questi anni.

Ma come per ogni deduzione è bene verificarne le fonti prima di assodarla per certa. Se davvero ciò che dice Di Maio è attendibile ci dovremmo aspettare che i migranti, che da anni ormai l’Italia e qualche altro paese d’Europa si sono impegnati ad accogliere, provengano in larga parte dai quei 14 paesi sopra citati.

In realtà i fatti dimostrano che la gran parte dei migranti, che con fatica a volte raggiungono, o a volte no, il mediterraneo provengono per lo più dalla Tunisia o dall’Eritrea e solo piccolissime percentuali dai territori dell’Africa centro-occidentale.

Per quanto quindi reale l’influenza francese in Africa, accusarla di essere la promotrice e la causa prima dei movimenti migratori risulta essere un’esagerazione o, per dirla con le parole del commissario europeo Moscovici una “Dichiarazione dal contenuto vuoto ed irresponsabile”.

Questa volta la Francia non ha potuto ignorare le accuse diffamatorie, definite per altro immotivate e così, in mattinata l’ambasciatrice italiana (Teresa Castaldo) è stata richiamata nella fredda Parigi dal capo del gabinetto della ministra agli Affari europei Nathalie Loiseau, che ha giudicato la situazione “inaccettabile” richiamando per altro gli storici accordi e collaborazioni tra le due vicine europee.

“Le relazioni peggiori dall’ultimo dopoguerra”, le hanno definite i principali giornali nazionali francesi, mentre quelli italiani etichettano quest’ultimo avvenimento come “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.

Traboccate o traboccato l’asse Roma-Parigi sembra rappresentare un ostacolo non indifferente soprattutto in vista delle imminenti elezioni europee.