Le politiche accomodanti sui tassi d'interesse, attuate da una parte all'altra dell'Atlantico dalla Fed e dalla bce di Mario Draghi, hanno avuto pesanti ripercussioni sul mercato del credito bancario, in particolare nell'erogazione dei mutui o nella loro rinegoziazione. Infatti, focalizzando l'attenzione in particolare sul mercato italiano, si può notare come nell'ultimo biennio questo mercato si sia retto, principalmente, sulle surroghe. In pratica, gli italiani, dimostrando questa volta una certa conoscenza delle dinamiche dei mercati finanziari, hanno spostato il proprio mutuo bancario presso un istituto di credito che garantiva loro condizioni economiche più convenienti.
Il punto di vista delle banche
Se dal punto di vista dei clienti si è trattato di un indubbio vantaggio, dal punto di vista degli istituti di credito, una volta che tutti quanti si sono adeguati alle mutate condizioni di mercato, ci si è trovati di fronte al problema su come continuare a far crescere il settore della erogazione dei mutui. Anche perché, nonostante la ripresa economica in atto, il settore immobiliare non può dirsi tornato ai fasti di solo un decennio fa. Infatti, secondo i dati elaborati dal Sole24ore, ad oggi in Italia si vendono circa 400 mila immobili ogni anno, esattamente la metà di quanti se ne vendevano nel 2006 - 2007. Se, poi, si pensa che di queste 400 mila case che si vendono ogni anno, solo circa 200 mila vengono acquistate tramite un mutuo, il problema di mantenere i margini per gli Istituti di Credito è importante.
La soluzione adottata
Per poter risollevare i margini del settore, gli Istituti di Credito, sempre più di frequente ormai, stanno erogando finanziamenti bel oltre la soglia dell'80% del valore dell'immobile. E questo nonostante sia acclarato che una politica di questo genere triplichi il rischio di vedere il mutuo non onorato nella sua interezza.
Ma la situazione, agli occhi delle banche, sembra essere tale da giustificare il rischio. Per di più, pur di rimettere in moto il mercato dei mutui, diverse banche hanno deciso di ridurre gli spread, in pratica il proprio margine lordo di guadagno sul finanziamento erogato. Secondo i dati a disposizione del Sole24ore i migliori istituti di credito starebbero offrendo mutui con uno spread inferiore allo 0,20%.
Un livello mai registrato prima. E questo sopratutto nei mutui a tasso fisso. Ma anche quelli a tasso variabile hanno subito notevoli riduzioni, attestandosi nel migliore dei casi sotto l'1%.
Perché si tagliano gli spread
Ma perché le banche stanno andando verso l'azzeramento degli spread? Fondamentalmente, le ragioni identificate sarebbero due. In primo luogo, lo spread non sarebbe più un buon indicatore del costo del denaro effettivamente sostenuto dalle banche. E questo perché gli indici di riferimento, Irs ed Euribor, sarebbero falsati dagli avvenimenti contingenti come, ad esempio, la fine annunciata del Qe della Bce. In pratica, oggi le banche pagherebbero un prezzo maggiore per la liquidità futura.
In secondo luogo, è cambiata l'ottica di utilizzo dei mutuo da parte degli Istituti. Questo verrebbe visto come uno strumento per fidelizzare la clientela in modo da instaurare, nel futuro, una molteplicità di rapporti diversi, dal conto corrente alla gestione del risparmio che garantiscono alle banche margini maggiori.