Decisione ad alto contenuto sociale presa in Germania dal consiglio dei ministri tedesco, l'introduzione del salario minimo, i tedeschi realizzano un altro successo per il bene dei loro cittadini a garanzia delle classi più deboli con la crisi in aumento ovunque.

Il Mindestlohn (salario minimo) è pari a 8,50 euro lordi all'ora, spetterà tutti i lavoratori tedeschi e verrà realizzato gradualmente. Il primo gennaio 2015, sarà possibile in Germania per alcuni godere di questo beneficio per altri sarà necessario attendere, ma entro il 2017 coprirà tutti i tedeschi con specifici requisiti.

Secondo l'accordo realizzato tra i conservatori di Angela Merkel e i socialdemocratici di Sigmar Gabriel, sono esclusi i disoccupati di lungo corso (inoccupati da oltre un anno) nel primo periodo dei sei mesi dal reimpiego e riguarderà anche i diciottenni, i praticanti durante la formazione.

Negli altri paesi europei dell'Ue esiste in ventuno di ventotto, applicato in modo diverso, in Bulgaria, il più povero dei paesi Ue, è pari ad 1,04 euro orari, in Lussemburgo il più alto salario è pari a 11,10 euro orari.

E l'Italia? Anche Renzi, e il M5S, hanno spesso parlato di reddito minimo garantito, forse l'esempio di Angela Merkel in Germania, sarà d'impulso e poi l'Europa se l'ha fatto la Merkel non potrà mettere il veto agli altri paesi che potranno richiederlo come necessario.

Una forma di assistenzialismo necessario per i disoccupati che vivono periodi di turn over in campo lavorativo lunghissimi, che difficilmente potranno rientrare nel mercato del lavoro in taluni casi o resteranno a lungo inoccupati.

Ma Renzi non ha proposto solo questo, il ministro Madia ha formulato l'idea del prepensionamento, in polemica col ministro dell' Istruzione Giannini che pare non sia disaccordo, per far uscire dal mercato di lavoro lavoratori in là con gli anni, ormai usurati e costretti dalla riforma Fornero a rimanere in servizio.

Una simile soluzione, potrebbe lasciare posti liberi non solo per i giovani, ma anche per coloro che da anni aspettano l'accesso nel mercato del lavoro, dopo essere stati costretti dai tagli o in attesa che arrivasse il loro turno di farne parte, cittadini in fascia di età compresa tra i 35 e i 55, che non possono essere considerati improduttivi e incapaci di dare il proprio contributo lavorativo.

Gli obiettivi di questo esecutivo quali l' assegno di disoccupazione e il salario minimo, sono proposte incluse nel piano del Jobs Act.

Il premier Matteo Renzi ha difatti dichiarato: "Vorrei ci fossero più garanzie per chi non ne ha, e parlo da under 40" e ha parlato di conciliazione tra lavoro e figli per le lavoratrici italiane, che hanno il primato in negativo per la maternità : "l'Italia non garantisce, non tutela la maternità".

Non solo quindi come priorità il rientro dei lavoratori ora inoccupati nel mondo del lavoro, ma anche l'accesso di coloro che sono in attesa di prima occupazione e la tutela delle donne lavoratrici in quanto madri e chi vuole diventarlo, ma vivendo in situazioni di precariato non può farlo.

Già il governo Letta aveva previsto di tagliare le pensioni oltre i 90mila euro, per finanziare, con un maxi-emendamento alla legge di Stabilità, approvato in Senato con il voto di fiducia, una forma di reddito minimo garantito per i meno abbienti.

Il Sia (Sostegno per l'Inclusione Attiva) così è stato chiamato, una sorta di salario minimo introdotto in via sperimentale nelle grandi città, con uno stanziamento di 120milioni di euro in un triennio, per poi estenderlo a frange più estese, erano necessari 7 miliardi di euro ogni 12 mesi, secondo la viceministro del Welfare, Maria Cecilia Guerra, del governo Letta. Chi ha un reddito o un Isee molto basso, riceverà l'integrazione.

E adesso?