Stop dal 2015 alla pensione anticipata a 57 anni per le lavoratrici dipendenti e a 58 anni per le autonome? Non è detta l'ultima parola, il Comitato opzione donna ha promosso infatti una Class Action contro l'Inps. Le lavoratrici si dicono più agguerrite che mai nel voler difendere il loro diritto alla pensione usurpato, a loro avviso, dalla circolare 35/2012Grazie all'opzione donna, istituita con la Legge Maroni 243/2004, le lavoratrici avevano la possibilità di accedere in via sperimentale fino al 2015 alla pensione anticipata a 57 anni o 58, a seconda del settore occupazionale, avendo maturato 35 anni di contributi.

L'unico pegno da pagare per le lavoratrici favorevoli era determinato dall'assegno che, essendo calcolato su base contributiva, sarebbe risultato più leggero di circa il 25-30%. Nonostante ciò, dopo l'entrata in vigore della Legge Fornero si sono moltiplicate in modo esponenziale le richieste di pensione con l'opzione donna.

Pensione anticipata 57 anni donne: Comitato opzione donna Vs Inps e Ragioneria di Stato

Visto il successo della misura, ad oggi sono state ben 25.095 le lavoratrici che hanno optato per l'opzione donna, Il Comitato opzione donna chiede l'immediata cancellazione della circolare 35/2012 che restringe e di molto i termini utili per poter raggiungere i requisiti, lasciando fuori ben 6000 donne che li avrebbero maturati entro quest'anno e che vedono andare in fumo la possibilità di accedere alla pensione anticipata a 57 anni. L'iniziativa della Class Action è stata presentata a Montecitorio da Daniella Maroni, presidente del comitato, oltreché dagli avvocati Maestri e Sacco e dalla parlamentare Marialuisa Gnecchi (Pd).

La parlamentare del Pd della commissione lavoro, che appoggia in pieno l'iniziativa del Comitato opzione donna, fa presente che in Parlamento sono già state approvate ben 2 risoluzioni, ma né l'Inps né il ministero del Welfare sono intervenuti. Sebbene la ragioneria di Stato continui a segnalare la mancanza di coperture per i primi 4 anni, Daniella Maroni contesta apertamente i conteggi fatti e spiega, utilizzando una tabella dell'Inps, che l'applicazione della cosiddetta Opzione donna farebbe, addirittura, risparmiare nel lungo periodo soldi allo Stato trattandosi di assegni calcolati interamente col metodo contributivo.

È vero che l'Opzione donna costerebbe 554 mln fino al 2019, ma è pur vero che ne farebbe poi risparmiare ben 1.729 fino al 2041, anno fino al quale, stando alle aspettative di vita, le beneficiarie percepirebbero l'assegno pensionistico suddetto.

Opzione contributivo donna: I vantaggi dal punto di vista sociale

La presidentessa del Comitato opzione donne osserva inoltre che concedere la proroga avrebbe anche differenti vantaggi sociali:

  1. Le donne potrebbero dedicarsi maggiormente alla famiglia e alla cura dei più piccoli e degli anziani, avendo in Italia il ruolo fondamentale di caregiver.

  2. Si libererebbero molti posti di lavoro, dando vita ad un sano turnover generazionale, richiesto a gran voce da diversi esponenti politici.

Inoltre molte delle 6000 lavoratrici che rischierebbero di non poter più beneficiare dell'opzione donna a causa della circolare Inps 35/2012 sono attualmente senza lavoro e dunque prive di reddito.

Per sollecitare il Governo di fronte a questo imbarazzante silenzio,il Comitato Opzione donna ha promosso una Class Action collettiva che diffida l'Inps a riformare la circolare entro 90 giorni. Le lavoratrici riusciranno finalmente ad avere risposte?