Le ultime notizie in materia di pensione anticipata e sull'opzione contributivo donne ci portano al ricorso che il Comitato Nazionale Opzione Donna si appresta a presentare. La protesta si materializza contro la decisione dell'Inps di restringere la strada alla lavoratici che si apprestavano ad andare in pensione. Dopo le ultime dichiarazioni da parte del commissario straordinario Inps Treu e soprattutto dopo la divulgazione delle circolari incriminate, che di fatto cambiano l'interpretazione delle finestre mobili da utilizzare, il Comitato, costituito ad hoc e composto da lavoratrici che avevano esercitato l' opzione donna, ha dichiarato di voler presentare una class action contro l'Istituto di Previdenza Sociale, proprio per far togliere le restrizioni che entrerebbero in vigore con l'Opzione Contributivo Donne.
Approfittando dell'opportunità che la legge 243/2004 forniva, la cosiddetta Riforma Maroni in materia di Pensioni, alle lavoratrici donne veniva concessa la possibilità di andare in pensione anticipata fino al dicembre 2015. Le speranze di migliaia di donne che credevano di potersi ritirare in anticipo dal mondo del lavoro rispetto ai normali termini sbattono contro le decisioni dell'Inps, rea di aver interpretato con parametri molto restrittivi le finestre mobili che la legge mette a disposizione. Da lì il passo è stato breve, con la conseguente notizia del ricorso alla class action per perorare la causa di tante lavoratrici che si trovano nella stessa condizione
l'Inps restringe i parametri per la pensione anticipata alle donne che hanno accettato il calcolo pensione con il metodo contributivo.
Cosa prevede la Riforma Maroni?
Secondo la Riforma Maroni le donne che svolgevano un lavoro da dipendente sia nel settore pubblico che privato potevano andare in pensione anticipata al raggiungimento dei 57 anni di età e con 35 anni di contributi versati, mentre le donne che svolgevano lavoro autonomo potevano anticipare al raggiungimento dei 58 anni.
Ma il raggiungimento della pensione anticipata non era indolore, perché, per acquisire il diritto le lavoratrici dovevano accettare che il calcolo dei contributi avvenisse con il sistema contributivo, con conseguente perdita di parte della pensione.
Adesso, con l'entrata in vigore delle due circolari, la n.35 e n.37 del 2012, si mette una strozzatura all'ingresso delle lavoratici per la pensione anticipata.
Secondo le circolari che sono oggetto del ricorso da parte del Comitato Nazionale Opzione Donna, il diritto all'opzione donna è esercitabile non più fino a dicembre 2015 per tutte, ma bensì fino alla fine di maggio 2014 per le lavoratici autonome e al 30 novembre 2014 per le lavoratrici dipendenti. Il cambio in corsa dei parametri non è piaciuto a chi, essendo interessato, si è visto cambiare i limiti per accedere alla pensione anticipata da un giorno all'altro.