Prosegue il dibattito su pensioni lavoratori precoci e previdenza: come andiamo ormai ripetendo da diverso tempo, una delle poche vie di risoluzione della vertenza consiste in una riforma dei meccanismi di accesso alla pensione anticipata che consenta agli stessi lavoratori precoci di ‘aggirare’ i requisiti previsti dalla Legge Fornero, ma ogni ipotesi di riforma viene sempre ad essere bloccata da problemi di natura economica: ‘Mancano le coperture’ è il ritornello che arriva da governo e Istituzioni. Eppure in questi giorni è venuto a galla il clamoroso caso delle quattro righe elise dalla Legge Fornero che hanno consentito ad oltre 160mila individui di percepire delle Pensioni d’oro faraoniche, un giochetto che alle casse dello stato costerà 2 miliardi e 603 milioni di euro in un solo decennio.

Manovre come queste certo inficiano la credibilità di un governo che continua a nascondere i mancati interventi sul fronte previdenziale con la problematica delle coperture economiche quando in realtà esistono individui ‘baciati dalla sorte’ che arriveranno a percepire oltre 37mila euro al mese di pensione. Tornando al caso pensioni lavoratori precoci, le due ipotesi che paiono al momento più plausibili sono la fissazione di Quota 62 come soglia d’accesso alla pensione anticipata o la configurazione dell’APA o Mini-Pensione, soluzione questa che non inciderebbe comunque sul caso pensioni lavoratori precoci in modo strutturale e profondo.

Pensioni lavoratori precoci e pensione anticipata, Quota 62 e APA: mancano le coperture eppure le pensioni d’oro continuano a crescere

Parlando di pensioni lavoratori precoci e pensione anticipata, le due ipotesi di riforma più probabili rimangono dunque la fissazione di Quota 62 e l’istituzione di una Mini-Pensione o APA. La prima ipotesi è stata presentata dal presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano, che vorrebbe una soglia d’accesso alla pensione anticipata fissata a 62 anni di età più 35 di contributi, la seconda è invece figlia del duo Treu-Poletti (Commissario INPS e Ministro del lavoro) che vorrebbero configurare un prestito da concedersi ai lavoratori che accettino di abbandonare in anticipo l’impiego. In particolare la prima soluzione, quella che delle due inciderebbe in maniera più profonda sul caso pensioni lavoratori precoci, sconta delle problematiche economiche: la misura costerebbe troppo e per questo si sta valutando se accantonarla o meno. Eppure, stando a quanto comunica l’INPS, lo stralcio di quattro righe contenute nella legge 214 del 2011 (la Legge Fornero) ha concesso a 160 mila individui di percepire pensioni d’oro più che principesche. Stando alla norma stralciata, dal 1°gennaio 2012, anche i contributi dei dipendenti che avevano costruito la loro pensione integralmente col vecchio sistema retributivo, si sarebbero dovuto calcolare con il sistema contributivo. Per dirla in termini semplici, chi dei diretti interessati rimaneva in servizio sino a maturare i 40 anni di contributi guadagnandosi così l’accesso al pensionamento con un vitalizio più alto poteva si incrementare la propria pensione ma entro un massimale dell’80% dell’ultimo stipendio. Le quattro righe contenenti questa clausola sono però sparite, con la conseguenza che qualcuno, tra poco, potrà andare in pensione con il 115 o il 120% dell’ultimo stipendio. Ma chi sono i fortunati detentori di queste pensioni d’oro e con quanto potranno andare in pensione grazie alla cancellazione di quelle quattro righe? Si tratta di 160mila individui tutti alti funzionari dello Stato (magistrati, docenti universitari e simili) che se prima sarebbero potuti andare in pensione con 33mila euro al mese adesso potranno salutare la carriera con un assegno da più di 36 mila euro al mese. Continuare a sostenere che il caso pensioni lavoratori precoci o che altre vertenze non possono essere risolte per mancanza di fondi striderà di certo con queste cifre…