Deciso il destino di 250 mila precari: la Corte Europea ha condannato l'uso reiterato di contratti a termine, che negli anni la Scuola italiana ha adottato per coprire migliaia di posti disponibili senza però procedere all'assunzione di suddetto personale a tempo indeterminato, come invece avrebbe dovuto fare. La sentenza non riguarda solo coloro che sono inclusi nel piano di immissioni in ruolo previsto dal governo per il prossimo anno cioè i 150 mila docenti, ma coinvolge 250 mila dipendenti tra docenti e ata.

Il nostro Paese deve adesso rimediare alla violazione perpetrata a migliaia di dipendenti della scuola in primis per non incorrere nella sanzione europea e poi perché altrimenti i tribunali saranno intasati di richieste di personale che ha i requisiti richiesti dall'Europa.

La sentenza è arrivata dopo cinque anni dalla vertenza promossa dai sindacati a cui si sono aggiunti i ricorsi presentati ai tribunali del lavoro da tantissimi precari nonché quelli rivolti alla Commissione Europea.

Tutti coloro che hanno lavorato con contratti a tempo determinato nella PA per almeno 36 mesi di servizio anche non continuativi sono interessati all'assunzione di massa, perché conformemente alla clausola 5 del punto 1 dell'accordo quadro del 1999 della direttiva n. 70 non è ammessa una normativa che prevede la reiterazione di più contratti di lavoro a tempo determinato per coprire posti vacanti e disponibili di docenti e ata senza indicare i tempi delle procedure concorsuali dell'assunzione in ruolo.

Inoltre la normativa italiana esclude il risarcimento del danno per questa reiterazione abusiva di contratti. Un docente o un impiegato che abbia lavorato come supplente e non possa avere un contratto a tempo indeterminato se non grazie allo scorrimento di una graduatoria è una misura sanzionatoria che non basta per la disapplicazione della norma quindi il nostro governo dovrà fare molto di più.

Negli anni le promesse di stabilizzazione dei precari sono rimaste irrealizzate, già la Gelmini aveva tentato di non incorrere nella sanzione un piano di immissioni, ma prevedendo tagli organici di fatto non la realizzava davvero (così ad esempio migliaia di dipendenti del personale Ata che al tempo lavoravano e in possesso dei requisiti sono ormai disoccupati da anni).

La normativa del nostro Paese non indica in modo trasparente se il rinnovo dei contratti sia finalizzato a realizzare l'obiettivo e non mette un tempo sicuro entro cui realizzare l'assunzione in ruolo, da anni il personale attende il suo momento ma sempre nuove scuse e nuovi tagli fanno rimanere l'agonato posto solo una chimera. Finalmente qualcuno a difesa di tutte le categorie della scuola e non solo dei docenti, la sentenza riguarda difatti anche molti docenti e ata che a tutt'oggi non lavorano ma che hanno lavorato in passato maturando il periodo richiesto dalla normativa. Molti di loro hanno perso la speranza di entrare di ruolo, a causa dei tagli organici e dei dimensionamenti scolastici messi in atto negli anni in cui la Gelmini ha promosso con queste due misure un licenziamento in massa di docenti e Ata in servizio ma a tempo determinando riducendo i posti a disposizione.

A questo punto quindi si dovranno assumere i precari storici della scuola o incorrere in una serie infinita di sentenze che faranno spendere molto al governo italiano oltre che per la sanzione europea.