Pensioni: si torna indietro grazie ad un emendamento in cui viene proposta una nuova soluzione pensionistica che reintroduce la vecchia pensione di anzianità anticipata, rivolta a chi ha 42 anni ed un mese di servizio senza che sia necessario il compimento dei 62 anni di età e senza alcuna penalizzazione. L'emendamento è stato inserito nella Legge di Stabilità 2014, con questa misura si ritorna alla disciplina precedente al 1° gennaio 2012, data in cui ha iniziato a produrre effetti la riforma Fornero che ha soppresso la operatività della pensione di anzianità.
La riforma Fornero stabiliva che non bastava il requisito contributivo dei 42 anni e un mese per aver diritto alla pensione ma era necessario un minimo di età fissato a 62 anni di età. L'emendamento è stato portato avanti dall'onorevole Maria Luisa Gnecchi e sarà reso operativo dal 1 gennaio 2015 senza alcuna penalizzazione sull'assegno pensionistico come in passato che si oscillava da decurtazioni dell'1% nei primi due anni e del 2% negli anni successivi in caso di anticipo dei 62 anni.
I requisiti dovranno essere maturati entro il 31 dicembre 2017 e la liquidazione del Tfr avverrebbe nel termine dei due anni in questo caso di pensionamento anticipato. Ma questa non è la sola novità in materia previdenziale: per le donne lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e 57 anni di età è ammessa la possibilità di andare in pensione ma l'assegno sarà calcolato con il solo metodo contributivo.
Una circolare in tal senso dovrebbe provenire dall'Inps ritirando in ballo la cosiddetta «opzione donna» del 2004 proposta dal governo Berlusconi e che fino al 2015 si applicherà in via sperimentale per le lavoratrici dipendenti, con 35 anni di anzianità e 57 anni di età (per le autonome a 58), con l'applicazione di una penalizzazione la pensione sarà calcolata col sistema contributivo e non col retributivo.
Purtroppo la soluzione alla crisi occupazionale oggi è solo il pensionamento.
Se da una parte è un peccato perdere molti anziani che nel mondo del lavoro operano in ogni ambito con contributi senza eguali, è necessario dare la possibilità di lavorare a molti giovani capaci e meritevoli e non solo far rientrare a coloro che a causa dei tagli e del blocco del turn over non lavorano più e sono in stand by da anni.
Per poter realizzare questo rinnovamento generazionale è necessario a questo punto una sorta di agevolazione per lasciare andar via molti pensionati stanchi che non possono ancora fare domanda o ridurre le penalizzazioni ingiuste.
Tra sicurezza, scuola e sanità ci sarebbe una chance occupazionale per un gran numero di giovani tra i 30 e i 50 anni che potrebbero ottenere la stabilizzazione rinverdire un mercato del lavoro che stancamente va avanti, è una mossa che richiede coraggio più che coperture, quelle volendo si possono trovare e senza penalizzare la spesa pubblica necessaria e indispensabile. Per il Paese sarebbe un bene.