Mentre divampa la polemica se sia più giusto che siano commissari esterni a valutare gli alunni al termine del ciclo scolastico o i loro docenti, che meglio li conoscono, ecco che un nuovo fronte si apre circa l'opportunità delle bocciature nel primo biennio delle scuole superiori.



Cosa c'è di nuovo allo studio del Miur?

Al Ministero dell'Istruzione si stanno cercando soluzioni per frenare l'emorragia della dispersione scolastica e dell'abbandono nel primo biennio, sia dei licei sia degli istituti tecnico-professionali. Le statistiche a tal riguardo sono veramente impietose: le bocciature stimate oggi sono 185 mila circa.

Numeri veramente impietosi e allarmanti.

Ecco che allora si è alla ricerca di una "medicina" che possa frenare l'emorragia di coloro che, bocciati, abbandonano presto gli studi, andando ad ingrossare le fila dell'esercito dei disoccupati o dei nullafacenti. La soluzione al problema parrebbe proprio quella di una misura antibocciatura.



Ma la soluzione è condivisa?

Molti esperti del mondo della Scuola ritengono che "la bocciatura all'inizio del corso di studi superiore si rivela spesso decisiva per la scelta di abbandonare la classe e la scuola più in generale". Insomma secondo gli esperti l'antidoto per eliminare o limitare il fenomeno dell'abbandono scolastico consiste proprio nell'abolire le bocciature.

Molti altri ritengono invece che bisogna investire con maggiore serietà sulla scuola riuscendo a "utilizzare al meglio le risorse umane, valorizzandole e gratificandole dal punto di vista economico", così come viene riportato in un' indagine conoscitiva presentata in questi giorni alla Camera.



L'eterno dilemma: bocciare o non bocciare?

La bocciatura, questo l'eterno dilemma, serve o non serve? Il dibattito è aperto. Siamo certi che come al solito i pareri saranno sempre discordanti e mai chiarificatori. Ecco che allora le decisioni in tal senso sono sempre lasciate a chi deve, in ultima analisi, decidere. La soluzione che verrà adottata avrà i sui pro ed i suoi controm auna cosa è certa, come ha ben chiarito, il prof.

Raffaele Mantegazza dell'Università Bicocca di Milano, la scuola non può essere il luogo del "massacro didattico", aggiungendo che "la funzione della scuola è quella di formare, non di eliminare".



E la "buona scuola" di renziana memoria, cosa ne pensa?

Si pone quindi, inderogabilmente, il problema di una "buona scuola", che sappia accettare tutti e che sappia dare a tutti strumenti, contenuti e qualità del servizio identici, sia che ci si trovi a Milano sia che ci si trovi a Udine o a Palermo.

Per fare ciò bisogna investire nel "bene" cultura senza se e senza ma. La "buona scuola" proposta dal governo del premier Matteo Renzi va in questa direzione?

Siamo in attesa di conoscere l'esito del questionario proposto a tutti gli operatori scolastici nelle settimane passate, curiosi di conoscere se i risultati e le proposte fatte per una buona scuola vadano nella direzione auspicata da tutti.