Prosegue con toni accesi il dibattito sul delicato tema della previdenza, un settore nel quale i provvedimenti presi negli ultimi mesi hanno rappresentato un importante punto di cambiamento rispetto al passato, anche se restano ancora da risolvere molte situazioni di disagio. Per quello che concerne le aspettative per il prossimo anno, un evento di grande rilevanza (ancorché del tutto inatteso) è arrivato con la nomina dell'economista Tito Boeri alla Presidenza dell'Inps, una scelta coraggiosa che il Governo Renzi ha compiuto per supportare la possibilità di provvedimenti strutturali per la flessibilizzazione nell'accesso alla quiescenza, ormai ritenuti da più parti come necessari.

La legge Fornero del 2011 sta infatti mostrando tutti i limiti dovuti ad un provvedimento preso durante una situazione di emergenza, pertanto una revisione dei suoi punti più problematici appare ormai scontata.

In nuovo Presidente Tito Boeri e la sua precedente presa di posizione sulla previdenza: cosa aspettarsi dall'Inps nel 2015?

Il Presidente Boeri ha parlato a caldo della sua nomina come di un incarico tanto inaspettato quanto gravoso di responsabilità. Nei suoi precedenti articoli l'economista aveva sottolineato l'importanza di un intervento di riequilibrio del sistema previdenziale, che si sarebbe dovuto basare sulla richiesta di un piccolo sacrificio a coloro che hanno potuto sfruttare maggiormente i vantaggi del sistema retributivo.

In uno dei suoi ultimi articoli, di cui risulta cofirmatario, si avanzava ad esempio l'ipotesi di un prelievo di solidarietà sulle Pensioni d'oro e su quelle superiori alla soglia delle 2000,00 € al mese. Applicando delle riduzioni di importo modesto si potrebbero trovare le risorse utili a coprire le maggiori criticità della riforma avvenuta nel 2011, con particolare riferimento all'irrigidimento eccessivo che ha caratterizzato l'uscita dal mondo del lavoro.

Nei pensieri del Neo Presidente Inps vi è quindi la consapevolezza dell'ingiustizia sociale che si è perpetrata non solo con il passaggio dal retributivo al contributivo, ma anche con un innalzamento troppo repentino dei limiti anagrafici utili al pensionamento. Proprio quest'ultimo punto avrebbe infatti creato le maggiori situazioni di disagio lavorativo, bloccando al contempo il turn over dei più giovani.

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