Si gioca sul filo del rasoio la delicata partita della flessibilizzazione della previdenza italiana; da un lato vi sono le ipotesi di studio del Governo Renzi e dell'Inps, che prevederebbe di aprire l'accesso al pensionamento già a partire dai prossimi mesi per i tanti lavoratori che sono rimasti disagiati in seguito all'approvazione della Riforma Fornero. Dall'altro lato c'è chi quella riforma la disconosce totalmente e vorrebbe completamente rovesciare il tavolo della questione: ci riferiamo ovviamente alla Lega Nord e alla sua iniziativa referendaria di natura abrogativa.
Nel mezzo vi sono le esigenze di bilancio e i conti da far quadrare, con Bruxelles che giudica in modo severo ogni possibile mossa azzardata e che potrebbe intervenire con provvedimenti di veto nel caso non si garantisse la sostenibilità e la stabilità del debito pubblico. Sono questi gli elementi che pongono non pochi interrogativi sulla spalle dei lavoratori.
Referendum della Lega Nord: mercoledì prossimo la decisione sull'ammissibilità
Mancano ormai pochissimi giorni al pronunciamento della Corte Costituzionale in relazione all'ammissibilità del Referendum abrogativo proposto dalla Lega Nord; dopo aver raccolto le 500.000 firme necessarie, il Carroccio ha ottenuto il prima via libera nella parte finale del 2014, mentre negli ultimi tempi tale proposta è stata guardata con interesse anche da sindacati e parti sociali.
Se le cose dovessero sbloccarsi, gli italiani saranno chiamati a votare entro la metà di giugno 2015, con un esito che appare alquanto scontato. Per sapere come andrà a finire, non resta che attendere il prossimo 14 gennaio, anche perché sono pochissimi coloro che si azzardano a fare pronostici. Resta evidente che se gli italiani fossero chiamati a votare sulla questione, l'effetto politico di un simile evento potrebbe essere dirompente.
Il Governo Renzi studia nuove opzioni di flessibilità: dalla pensione flessibile all'accesso senza requisiti anagrafici
Per cercare di correre ai ripari, (come già anticipato in precedenza) l'esecutivo avrebbe allo studio diverse opzioni di pensionamento flessibile, che potrebbero risolvere in via strutturale i tanti casi di lavoratori disagiati e pensionandi attualmente in attesa di una risposta.
Tra le ipotesi che si sono diffuse sulla stampa nazionale nelle ultime settimane vi sarebbe la possibilità di accedere al pensionamento indipendentemente dal limite di età anagrafica, purché si abbiano maturato 41 anni di versamenti e si accetti il ricalcolo della mensilità erogata dall'Inps con il sistema contributivo. Altra possibilità circolata è quella della pensione flessibile acquisibile con 62 anni di età e 35 anni di contribuzione, subendo una penalizzazione massima dell'8% nell'assegno mensile, mentre trova molto apprezzamento tra i lavoratori l'idea dell'On. Cesare Damiano di proporre la quiescenza con quota 100, dove il numero rappresenta la sommatoria tra età anagrafica e anni di contribuzione (ad esempio 60 anni di età e 40 di versamenti).
Come sempre, restiamo a disposizione con l'area dei commenti per ricevere le vostre idee sulle vicende riportate, mentre se desiderate ricevere ulteriori aggiornamenti sul tema dei pensionamenti flessibili vi ricordiamo di cliccare sul comodo pulsante "segui" che vedete in alto, sopra al titolo dell'articolo.