Prosegue il momento di grande fermento per lavoratori autonomi e partite Iva: in questi giorni il fisco ha dato il là a controlli a tappeto volti a smascherare le false partite Iva, circa 400mila in tutto tra senza albo, senza dipendenti e mono-committenti. Al di là del controllo sulle partite Iva a tenere col fiato sospeso il popolo degli autonomi è la situazione connessa al pagamento dei contributi Inps: nonostante le recenti novità vadano classificate nell'elenco delle buone notizie (l'aliquota contributiva è stata bloccata al 27% per tutto il 2015) il popolo delle partite Iva non ci sta e alza la voce etichettando gli ultimi provvedimenti assunti dal governo Renzi come semplici correttivi previsti in considerazione della grave situazione venutasi a creare.

'E' stata solo una misura di urgenza che rimedia agli errori degli ultimi mesi' ha dichiarato a Repubblica.it il presidente di Acta Anna Soru, intervenuta come svariate migliaia di persone allo sciopero indetto dagli autonomi per quest'oggi. I liberi professionisti dotati di partite Iva sono circa 1,5 milioni, tutta gente che svolge professioni differenti ma che nel nome di un intervento profondo e concreto ha deciso di riunirsi sotto un unico vessillo.

Partite Iva e contributi INPS, scontri e controlli del Fisco: Renzi, in assenza di correttivi il rischio povertà si fa più che concreto

A suscitare la preoccupazione delle partite Iva in particolare la situazione relativa al pagamento dei contributi INPS; se da un lato bisogna accogliere con positività il blocco delle aliquote stabilito dal governo Renzi a margine del Milleproroghe dall'altro va doverosamente evidenziato come il sistema di calcolo contributivo degli assegni previdenziali - per intendersi quello voluto dalla Legge Fornero - verta proprio sui contributi versati. Ciò significa che stante l'attuale impostazione meno contributi si versano più 'magro' risulterà l'assegno previdenziale cui si avrà diritto. Per le partite Iva che portano avanti percorsi professionali discontinui nel tempo a fronte di montanti reddituali non superiori ai 15mila euro l'anno il rischio è quello di avere a che fare con un assegno da 3-400 euro al mese, ben al di sotto dunque della pensione sociale (502 euro). Se a tutto questo si aggiunge la totale mancanza di considerazione da parte del governo Renzi il quadro si fa completo: prima l'eliminazione dal parterre di lavoratori interessati dal comunque simbolico bonus Irpef da 80 euro, poi il nuovo Regime dei Minimi 2015 previsto in Legge di Stabilità e corretto in fretta e furia col Milleproroghe.



E mentre il controllo su partite Iva e falsi profili lavorativi prosegue a ritmo serrato, gli stessi lavoratori autonomi si stanno facendo portavoce in queste ore di tre differenti richieste: una riforma del fisco, l'incremento delle misure di welfare e la creazione di un meccanismo di solidarietà intergenerazionale che conduca chi matura le cosiddette pensioni d'oro a vedersi riconosciuti importi minori. Una quarta richiesta la aggiungiamo noi: non sarebbe forse il caso di rivedere un meccanismo che aggancia l'assegno previdenziale spettante ai soli contributi versati? Chiedere ai lavoratori autonomi di rinunciare a più risorse possibili oggi per beneficiarne un domani sottoforma di assegni pensionistici non rischia di compromettere investimenti e nuovi esborsi che nell'immediato potrebbero servire per creare valore e dunque lavoro? Tutte domande queste a cui il premier Renzi prima o poi dovrà dare risposta. Seguiremo i prossimi sviluppi, se desiderate rimanere aggiornati vi invitiamo a cliccare il tasto 'Segui' in alto a destra.