Continua in Italia il dibattito sulla riforma del sistema previdenziale. Sicuramente la nomina di Tito Boeri a presidente dell'Inps, avvenuta alcune settimane fa, ha spostato gli equilibri della vicenda. Infatti se da un lato vi è chi mira ad una vera e propria riforma del sistema pensionistico italiano allo scopo di renderlo maggiormente flessibile in uscita rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero del 2011, vi sono anche forze che invece appaiono più caute da questo punto di vista. In particolare ci riferiamo alle autorità dell'Unione Europea che continuano ad essere preoccupati del fatto che la nuova riforma possa compromettere i margini di spesa del nostro paese, finendo per vanificare quanto di buono finora fatto dal punto di vista del contenimento del debito mediante la riduzione della spesa per quanto concerne le casse dello Stato.

Anche l'attuale Ministro dell'Economia Per Pier Carlo Padoan ha più volte ribadito come i margini di spesa per effettuare tale riforma siano assai ridotti al fine di non intaccare i conti. Tanto che inizia anche ad esserci in giro chi parla della presenza in ambito governativo di ben due diversi schieramenti tra coloro che vogliono la riforma e chi invece preferirebbe non toccare niente e lasciare tutto come è adesso. Ovviamente in questa disputa un ruolo fondamentale lo avrà il Premier Matteo Renzi a cui spetta la decisione finale sulla questione. Sono in molti però a temere che questa paventata riforma finisca per  concludersi in un nulla di fatto.

Per il momento comunque le ipotesi più calde sembrano quelle di Cesare Damiano e Tito Boeri.

Il primo infatti punta tutto sulla cosiddetta "quota 100", proponendo eventualmente come alternativa la possibilità per tutti di uscire dal mondo del lavoro con 35 anni di contributi e 62 anni di età. Il secondo invece mira a ridurre le sperequazioni che al momento caratterizzano il sistema previdenziale italiano attraverso il ricalcolo contributivo per quanto concerne le sole mensilità più elevate. Il tutto quindi dovrebbe portare ad un taglio delle Pensioni d'oro con risparmi per un ammontare pari a 4 miliardi di euro. Denaro che servirebbe per attuare la riforma delle pensioni 2015.