Mentre si attende l'inizio della discussione del Ddl Scuola presumibilmente per lunedì 23 marzo, con la senatrice del Gruppo Misto Mussini che in un'intervista concessa a tecnicadellascuola.it individua nell'incertezza delle coperture finanziarie la ragione della riduzione del contingente di docenti precari che sarà immesso in ruolo (da 150 mila sono diventati 100 mila, n.d.r.), troviamo su avantionline.it un interessante editoriale pubblicato il 18 marzo. Il titolo che è stato dato al pezzo è tutto un programma:"Docenti precari italiani, uniamoci!
". In questo pezzo si vuole mettere in luce come la riforma scolastica non tenga conto delle reali esigenze di cambiamento per assumere una connotazione fortemente privatistica.
La politica bifronte e strabica
L'azione dell'esecutivo 'renziano' viene descritta come influenzata dalla Ue che ha una visione germano-centrica e da Confindustria che spinge per cambiamenti di tipo aziendalistico. Il Ddl scuola che si intende far passare restituisce un'idea di competizione agguerrita tra docenti, oggi precari e domani sotto scacco licenziamento, in cui ciò che conta è solo produrre profitto a discapito della didattica. Una dura competizione tra insegnanti che dovranno fare a pugni per guadagnarsi la stima del preside sceriffo, unico giudice della loro sorte con superpoteri speciali.
Un triste ritorno al medioevo fiorentino, dove dominavano donzelle, corti e feudalesimo in cui solo i ricchi possono avere accesso all'istruzione.
Tutti sulla stessa barca
L'autore del pezzo mette in evidenza come il contratto della scuola sia fermo al 2008 e necessiti di un rinnovamento per riportare gli stipendi nella media europea.
Anche la programmazione ha bisogno di una profonda revisione con la costituzione di nuovi cicli di insegnamento e con la determinazione di un criterio oggettivo valido e funzionante per la selezione dei futuri insegnanti. Emerge un quadro dove tutti gli insegnanti, includendo anche quelli di ruolo, vengono riassorbiti in un preoccupante alveo di precarietà che mina fortemente il diritto alla stabilizzazione.
In questa strisciante 'precarizzazione' diffusa dell'intero corpo docente possono individuarsi i motivi di una forte aggregazione tra insegnanti, che siano di ruolo piuttosto che in Gae o supplenti con spezzoni di orario piuttosto che precari delle GI. E del resto, come riportato su orizzontescuola.it, anche la senatrice Puglisi ammette che gli iscritti alle Gae rischiano di non entrare di ruolo.