Il tasso di disoccupazione è tornato al 12,7% e a perdere il lavoro sono soprattutto le donne e i giovani. Questo dato è sconfortante perché a dicembre e gennaio il numero di disoccupati era in diminuzione. Certo si trattava di una ripresa lenta, ma riguardava comunque decine di migliaia di posti di lavoro. Le percentuali non rendono l'idea: il numero di disoccupati che si sono aggiunti alla lista negli ultimi 12 mesi è stato di 67000 circa.
A dicembre la disoccupazione era calata,a gennaio sembrava che la tendenza stesse proseguendo, si parlava cautamente di ripresa, Matteo Renzi aveva detto con soddisfazione: "Più 130000 posti di lavoro nel 2014", e aveva annunciato provvedimenti su "scuola e banda ultralarga" che tra l'altro dovrebbero incrementare l'occupazione.
Al momento, però, i dati preliminari dell'Istat sembrano dire che le cose stanno tornando come prima.
Il numero di uomini disoccupati è stabile, quello delle donne aumenta.
Se il calo di febbraio non ha colpito in modo evidente la componente maschile, quella femminile ha accusato un calo di circa 42000 posti di lavoro. Secondo l'Istituto Nazionale di Statistica il tasso di disoccupazione maschile è stabile all'11,7%, mentre quello femminile sale al 14,1%, guadagnando circa lo 0,3%.
La disoccupazione cresce anche fra i giovani
A febbraio i lavoratori di età compresa fra i 15 e i 24 anni sono calati del 3,8%, cioè 34000 ragazzi e ragazze hanno perso il lavoro. Secondo l'Istat il tasso di disoccupazione tra i giovani è circa il 42,6%.
La situazione occupazionale dei giovani rispetto ai lavoratori in età pensionabile è, sotto molti aspetti, paradossale: da un lato c'è chi non riesce ad andare in pensione e, dall'altro, chi non riesce a trovare un lavoro. Se una volta l'età lavorativa era dai 15 ai 55 anni adesso sembra essersi spostata dai 30 ai 70.
Beppe Grillo si è unito a commentare i dati Istat e le dichiarazioni di Renzi e Poletti su Twitter affermando che "79mila nuovi contratti non sono nuovi assunti".
Per esempio un contratto a tempo determinato può essere cambiato in un altra forma contrattuale riguardante la medesima persona. In questo caso si parla di "nuovo contratto", ma non di "nuovo assunto".