La vertenza connessa all'opzione donna che se prorogata consentirebbe la pensione anticipata di svariate magliaia di lavoratrici già in questo 2015 continua a far parlare di se. Il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano ha già sottolineato che in Commissione verranno discusse nuove proposte sulla pensione anticipata per le donne, nel frattempo il Comitato Opzione Donna continua a lavorare in vista della class action contro l'Inps. Ecco la seconda parte dell'intervista esclusiva realizzata da Blasting News al leader del Comitato Dianella Maroni.





  • Quali dei membri dell'Esecutivo si sono mostrati più pronti di altri ad affrontare la vostra vertenza? - Parlare con il Governo è stato impossibile nonostante numerose richieste di incontro fatte ai sottosegretari che si occupano della tematica all'interno dei ministeri del Lavoro e dell'Economia. Non hanno neanche risposto. Come comitato abbiamo parlato in occasioni di convegni o altro con il ministro Poletti che ci ha concesso qualche minuto. Ho parlato inoltre con il sottosegretario Bobba del ministero del lavoro e con la ministra Madia in occasione della Leopolda a Firenze. Non c'è mai stata la possibilità di parlare con il premier Renzi. Una rappresentanza di noi è stata ricevuta da alcuni deputati del PD della commissione lavoro (Damiano, Gnecchi e altre). Con l'on. Marialuisa Gnecchi c'è un dialogo aperto circa l'evoluzione del dibattito parlamentare.



  • Immagina di poter parlare con il premier Renzi o con uno dei membri del governo che si occupano di lavoro e previdenza, che cosa gli diresti in merito all'opzione donna? Perché si rende necessario un intervento? - Vorrei parlare direttamente con il premier per sottolineargli che rispondere a noi comporterebbe un risparmio di oltre un miliardo di euro nei prossimi anni in aggiunta all'ingresso di giovani sia nell'ambito pubblico che in quello privato che contribuirebbe al ricambio generazionale di cui c'è tanto bisogno. Inoltre si avrebbe un' importante ricaduta in termini di welfare dato il lavoro di cura svolto dalle donne e si otterrebbe l'uscita di personale stanco e non più innovativo a costo zero. Gli ricorderei inoltre che il nostro è un patto onesto perché andremmo sì in pensione qualche anno prima ma con il contributivo puro cioè esattamente ciò che abbiamo versato (mentre al momento i pensionati usufruiscono di Pensioni superiori a quanto hanno versato). Altra questione che merita una particolare attenzione è quella delle donne licenziate senza alcun ammortizzatore che sperano in opzione donna per poter avere una piccola pensione e non rimanere anche 10 anni senza niente ne' stipendio ne' pensione.



  • Qualche giorno fa l'on. Gnecchi ti ha contattato evidenziando che il caso opzione donna è tenuta in debita considerazione; Cesare Damiano ha parlato della 'calendarizzazione di alcune proposte relative al prepensionamento delle donne' ma ad oggi non si hanno ancora novità. Temi un rinvio dei tempi o rimani fiduciosa? - Dopo questi tre lunghi anni nei quali la speranza è sempre andata delusa anche quando sembrava che il risultato potesse essere vicino prendo con la dovuta cautela le dichiarazioni degli onorevoli. D'altra parte sono convinta che il nostro agire come comitato, anche attraverso la diffida collettiva inoltrata all'INPS il 30 ottobre abbia determinato la presa di posizione dello stesso INPS (messaggio 9304) che fino a quel momento non si era espresso. Nel nostro caso anche i sindacati hanno tenuto un basso profilo, non sono intervenuti se non in modo sporadico e in punta di piedi.



  • Immagina adesso di poter parlare a tutte le lavoratrici d'Italia, cosa ti sentiresti di dir loro? - A tutte le lavoratrici giovani e meno giovani posso solo dire che la strada è ancora lunga e il percorso impervio. Alle donne escluse dalla possibilità di utilizzare opzione donna per andare in pensione invece dico: aderite alla class action per fare sentire la nostra voce, assieme le donne ce la fanno'.