E' stato ricco di novità importanti in materia di riforma Pensioni questo mese di marzo 2015 che sta per concludersi anche se ancora non è arrivata la tanto attesa svolta sulla rottamazione della legge Fornero. Intanto, il 17 marzo scorso, in commissione Lavoro pubblico e privato alla Camera del Deputati, è ripreso l'esame del disegno di legge per la pensione anticipata a 62 anni con 35 anni di contributi e l'8% di penalità a prima firma di Cesare Damiano, della minoranza del Pd. Il ddl Damiano è stato subito collegato ad altri dieci ddl di vari gruppi parlamentari che propongono diverse opzioni e quote per il prepensionamento delle donne.

E mentre il Parlamento torna a ipotizzare nuove forme di flessibilità in uscita dal lavoro verso la pensione anticipata per uomini e donne fortemente penalizzati dalla riforma previdenziale del Governo Monti - che aumentò l'età pensionabile e introdusse pesanti penalità sui prepensionamenti bloccando di fatto l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro in un periodo di grave crisi - il presidente dell'Inps Tito Boeri, ospite di Lilly Gruber a Otto e mezzo su La 7, annuncia una "proposta organica" di riforma del sistema previdenziale che sarà presentata entro l'estate, probabilmente a giugno. Parla di nuova flessibilità in uscita per il pensionamento in anticipo e di tagli alle pensioni d'oro con l'obiettivo di creare un sistema più equo, flessibile e sostenibile.

L'esecutivo, pressato dai sindacati, sembra così riprendere fiato: il ministro del Lavoro Giuliano Poletti fa sapere di lavorare in sintonia con Boeri che sta facendo conti e simulazioni mentre il premier Matteo Renzi, pur sollecitato dai sindacati e dalla minoranza del suo partito, continua a stare "muto".

Però, proprio mentre si riaccende le speranza di un pensionamento più flessibile rispetto alla rigidità del sistema pensionistico attuale, arriva dall'Inps la notizia che, in attuazione del decreto del Mef, dal 2016 al 2018 aumenteranno slitteranno di sette mesi i requisiti anagrafici per l'accesso alle pensioni che vengono adeguate alle aspettative di vita rilevate dall'Istat.

Così, se da un lato, teoricamente, si parla di ridurla, dall'altro, praticamente, si continua ad aumentare l'età pensionabile. Così facendo, si continua a garantire con la manovra Monti-Fornero la sostenibilità finanziaria del debito pubblico, anche se sul piano sociale il sistema previdenziale è ormai insostenibile e inaccettabile, c'è il rischio dell'esplosione di una vera e propria "bomba sociale", come del resto hanno detto più volte anche Poletti e Damiano.

Infatti, il rischio è che mentre ancora aspettano una soluzione migliaia diesodati e di insegnanti Quota 96 scuola "bastonati" dalla legge Fornero, altre migliaia di lavoratori resteranno senza pensione e senza lavoro. Famiglie e pensionati, che tradizionalmente sostituiscono lo Stato come ammortizzatori sociali, non potranno più dare una mano d'aiuto ai giovani parenti disoccupati.

La riforma pensioni del 2011 avrebbe potuto dare buoni frutti se realizzata in un contesto economico florido e in via di sviluppo. Invece è stata realizzata proprio come manovra finanziaria per tutelare i conti pubblici in un periodo di grave crisi economica e occupazionale che, nonostante i timidi segnali di ripresa, non accenna a placarsi per il ceto medio che diventa sempre più povero. Gli unici effetti che continua a produrre la legge Fornero sono dunque devastanti sul piano sociale, sembra arrivato davvero il momento di rottamarla. Sarà il 2015 l'anno della svolta?