"Appena saremo nelle condizioni di aprire un confronto, lo faremo" ha affermato il Ministro del lavoro alla fine della scorsa settimana, spiegando di pensare in particolare alle "persone che perdono il proprio posto quando sono avanti con l'età non hanno ancora raggiunto i requisiti per il trattamento previdenziale". Dall'inizio dell'anno Poletti ha più volte ribadito la consapevolezza dell'esecutivo sulla necessità di intervenire con una misura di flessibilità in campo previdenziale. La situazione resta tesa, visto che con la riforma della previdenza avvenuta nel 2011 si sono messi in sicurezza i conti pubblici al prezzo di un crescente disagio sociale.
Tutto questo nonostante i tanti interventi ad hoc portati avanti negli ultimi mesi da Parlamento e Governo, come la sesta salvaguardia parlamentare in favore degli esodati o la sanatoria inserita nella legge di stabilità e destinata ai precoci. Ma i lavoratori restano ancora in attesa di una misura strutturale, anche perché il blocco del turn over si sta ormai ripercuotendo anche su chi deve accedere al primo impiego, con la disoccupazione giovanile che ha ormai superato la soglia del 40%.
Pensioni: gli scenari allo studio dell'esecutivo e dei tecnici Inps
Stante la situazione, i tecnici dell'esecutivo e dell'Inps sarebbero ormai da tempo allo studio della migliore soluzione possibile, oppure di un mix di misure utili a garantire al contempo la necessaria flessibilità in uscita dal lavoro e la sostenibilità dei conti pubblici.
Tra le misure con le quali si prova a centrare entrambi i requisiti, il prestito pensionistico sembra poter essere una delle più adatte: il costo per la sua implementazione sarebbe infatti stimato in circa 1 miliardo di euro, mentre per il primo anno basterebbero meno di 500 milioni. Ricordiamo che con questa strategia l'Inps anticipa al lavoratore i contributi mancanti, per poi trattenerli sulla mensilità erogata.
Diverso è il caso della pensione anticipata con Quota 100 più volte proposta dal Presidente della Commissione lavoro alla Camera Damiano, che sembra essere preferita tanto dai lavoratori quanto dai sindacati. In questo caso è possibile ottenere la maggior flessibilità, ma al prezzo di un intervento molto oneroso per le casse pubbliche: si parla infatti di una cifra attorno ai 12 miliardi di euro.
Pensionamenti anticipati flessibili con penalizzazione e contributivo puro: le altre ipotesi sul tavolo
Ovviamente sul tavolo di Governo e Inps non mancano altre ipotesi di flessibilità nell'accesso alla previdenza, che però sembrano riferirsi a scenari più improbabili. Si parla ad esempio della possibilità di attuare dei meccanismi di pensionamento flessibili, in grado di offrire la quiescenza già a partire dai 62 anni di età e con 35 anni di versamenti, seppure con una penalizzazione sulla mensilità erogata (minima al 2% e massima all'8%). Il costo è stimato in circa 10 miliardi. Ancora diverso sarebbe il sistema del contributivo puro, che rischierebbe però di erogare Pensioni molto più basse ai lavoratori rispetto allo stato attuale.
E voi, quale scenario ritenete più probabile sulla base delle necessità dei lavoratori e di tenuta dei conti pubblici? Fateci sapere la vostra opinione con un commento nel sito, mentre per ricevere gli ultimi aggiornamenti sulle pensioni anticipate vi ricordiamo di cliccare sul comodo tasto "segui" che trovate in alto, sopra al titolo.