Alle urne nella uggiosa giornata del 25 marzo scorso, si sono presentati il 60% dei dipendenti capitolini con 8636 no. Le uniche due sigle sindacali a favore del si non state la Cisl e la Cgil. Il non aver accettato la preintesa del 6 febbraio scorso ha comportato un ritorno immediato all'atto unilaterale. Cosa avrà spinto la maggior parte dei sindacati a promuovere il No? Sicuramente il fatto che la preintesa non era un accordo poi tanto migliore rispetto all'atto unilaterale, ma da quello che sostenevano molte sigle sindacali era impossibile tornare indietro senza una delibera di giunta.

Anche i numerosi ricorsi presentati da diverse organizzazioni sindacali contro l'atto unilaterale, probabilmente, sarebbero stati automaticamente annullati con la vincita del si. Il settore scolastico-educativo rappresenta una minoranza rispetto ad altri dipendenti capitolini quali vigili, amministrativi e polizia locale. Infine non era ben chiaro che la vincita del no comportava il ritorno all'atto unilaterale e l'annullamento della preintesa che prevedeva la sospensione momentanea dell'atto unilaterale fino a giugno.

Quest'ultima invece è partita in data 27 marzo e da lunedì 29 marzo è stata data comunicazione per ritornare alle 30 ore settimanali (si erano da poco ripristinate le 27 ore con il preaccordo di febbraio).

Il nuovo contratto di lavoro decentrato, oltre ai tagli al salario accessorio per tutti i dipendenti capitolini, sta anche punendo il personale educativo-scolastico. Il nuovo provvedimento fa riferimento al periodo di fruizione delle ferie, ciò significa che tutte le insegnanti che hanno già consumato i loro giorni di vacanza durante le festività pasquali hanno dovuto prendere servizio presso i Municipi o all'interno delle scuole.

Una situazione grottesca, visto che i plessi scolastici sono di norma comunque chiusi e i bidelli assenti, le scuole prive di sorveglianza, mentre nei Municipi non c'è lo spazio fisico per accogliere il personale insegnante. Centinaia di maestre degli asili nido e delle scuole dell'infanzia comunali, sono state stipate nei municipi durante le giornate lavorative di giovedì venerdi e martedì pre e post pasquali.

Le maestre hanno denunciato una situazione mortificante per ore sedute anche per terra senza mansioni e postazioni lavorative, denunciano i sindacati - dalla Cisl all'Ugl, fino all'Usb (che annuncia un'assemblea per il 9 aprile alla sala del Carroccio). Si tratta di una condizione che mette in discussione la dignità dei lavoratori. Il contratto collettivo infatti prevede la possibilità di restare a disposizione senza recarsi nelle strutture comunali. Tante le critiche anche dall'opposizione, a cominciare da Fabrizio Ghera e Laura Marsilio (FdiAn) che già mercoledì scorso avevano lanciato in una nota l'allarme sul rischio caos. La stessa situazione potrebbe verificarsi a luglio, si richiede pertanto una riapertura del tavolo delle trattative immediata.

Anche il personale a tempo determinato è in attesa di una circolare del Dipartimento in merito alla fruizione delle ferie, per ora abbiamo una circolare della funzione pubblica che parla di deroga del divieto di monetizzazione delle ferie.