"Sarei felice se il Governo riuscisse a trovare le risorse per finanziare un reddito minimo garantito per tutta la popolazione, ma la nostra proposta per ora è mirata a risolvere il problema degli over cinquantacinquenni che sono rimasti senza lavoro". Le parole sono del Neo Presidente Inps Tito Boeri, che nel corso degli scorsi giorni è tornato ancora una volta a parlare della necessità di suddividere l'assistenza dal tema della previdenza, per quel che riguarda l'apporto di welfare fornito dall'ente pubblico. L'età spargi acque dovrebbe quindi essere quella dei 55 anni - 65 anni, un decennio che secondo le ultime considerazioni non potrebbe essere ancora definito utile per l'età di pensionamento e che pertanto non dovrebbe rientrare in un meccanismo di quiescenza anticipata quanto in uno di sostegno.
Contributo di welfare vs pensione anticipata: l'ipotesi allo studio di Inps e Governo
Stante la situazione, l'ipotesi attualmente allo studio prevedrebbe di fornire un contributo economico erogato dall'Inps sulla base della situazione economica familiare (tramite lo strumento dell'Isee), che dovrebbe garantire dai 450,00 € ai 700,00 € al mese, in modo da permettere al lavoratore di affrontare il momento di emergenza. Il provvedimento entrerebbe in vigore una volta che si fosse esaurito l'eventuale sussidio di disoccupazione e avrebbe un costo totale per le casse dell'Inps di circa un miliardo e mezzo di euro. La proposta sembra aver già attivato l'interesse dell'esecutivo e in particolare del Ministro del lavoro Giuliano Poletti, che si è espresso favorevolmente in merito alla sua possibile implementazione all'interno della prossima legge di stabilità.
Reddito minimo a partire dai 55 anni: arriva la risposta dal Parlamento, Damiano si dice contrario
Non sono mancate però le critiche alla recente idea di Tito Boeri sulla creazione di un reddito minimo a sostegno dei lavoratori disagiati in età avanzata. Secondo il Presidente della Commissione lavoro alla Camera, così facendo "si rischia di negare un diritto pensionistico trasformando quest'ultimo in assistenza".
Una constatazione che fa assumere al Parlamentare una posizione di netta contrarietà, anche perché l'importo della misura di sostegno che verrà erogata viene considerato troppo basso per poter evitare al soggetto percettore la necessità di trovare un nuovo impiego. Ma il rischio maggiore di un simile meccanismo sarebbe secondo Damiano nella possibilità di negare il diritto di pensionamento anticipato a chi ne matura i requisiti, anche in relazione alle nuove opportunità allo studio della stessa Commissione lavoro.
Ricordiamo infatti che in Parlamento si sta discutendo della possibilità di garantire la pensione anticipata con il sistema delle quote, già a partire dai 62 anni di età e dai 35 di contribuzione.
E voi, quale pensate sia la soluzione migliore: preferite la strada del reddito minimo o ritenete più giusta l'attuazione di un meccanismo di pensionamento anticipato? Come da nostra abitudine restiamo a disposizione nel caso desideriate condividere le vostre idee con gli altri lettori, mentre per ricevere i prossimi aggiornamenti sul sistema previdenziale vi ricordiamo di cliccare sul comodo pulsante "segui" che vedete in alto, sopra al titolo dell'articolo.