"Chi non è riuscito ad aderire alla class action in prima battuta può farlo ora seguendo le indicazioni dei nostri avvocati": sono le parole espresse all'interno del Comitato Opzione donna su Facebook, per ricordare questa possibilità alle lavoratrici che ancora non hanno usufruito del ricorso. Negli scorsi giorni è avvenuto il deposito ufficiale presso il Tar del Lazio, al quale hanno partecipato 500 pensionande rimaste bloccate a fine 2014 in una situazione di stallo. Attraverso due circolari (la numero 35 relativa al settore privato e la numero 37 destinata ai lavoratori pubblici), l'Inps ha infatti dichiarata conclusa la possibilità di ottenere l'uscita dal lavoro con l'opzione donna.

La legge n. 243/2004 prevede per le lavoratrici la possibilità di ottenere la pensione anticipata con 57 anni di età (58 se autonome) e 35 di contribuzione, pur accettando la penalizzazione del ricalcolo contributivo della mensilità erogata. Un'opportunità che l'istituto di previdenza avrebbe disatteso a causa delle mancate coperture, tanto che la questione è rimasta sospesa sul tavolo dell'esecutivo.

Pensione anticipata con opzione donna: la Commissione lavoro in Parlamento cerca una soluzione  

Nel frattempo i lavoratori sperano di riuscire ad ottenere una soluzione amministrativa entro il mese di giugno, quando è atteso il primo riscontro del Tar; la questione dell'opzione donna è rimasta sul tavolo dell'esecutivo, ma diversi membri della Commissione lavoro in Parlamento hanno già espresso la disponibilità ad esaminare la questione, verificando la legittimità dell'interpretazione fornita dall'Inps con le due circolari citate in precedenza.

Ma si spera in un intervento risolutivo anche da parte del Neo Presidente Inps Tito Boeri, visto che nel corso degli ultimi mesi si è espresso più volte in modo favorevole rispetto alla possibilità di garantire la pensione anticipata uscendo dal lavoro tramite il ricalcolo contributivo della mensilità erogata.

Pensioni e quota 96 scuola: prosegue lo stallo dei lavoratori tagliati fuori dall'Inps

Resta ancora in fase di stallo anche la questione dei Quota 96 della scuola, lavoratori ATA e insegnanti che si sono visti negare improvvisamente l'accesso alla quiescenza nel lontano 2011 a causa di una svista contenuta all'interno della riforma previdenziale.

Al momento sembra che una parte dei lavoratori sia riuscita ad ottenere la quiescenza con il raggiungimento dei requisiti ordinari o tramite la legge 104, pertanto i comitati di riferimento considerano esigue le risorse necessarie per una sanatoria e chiedono a Governo e Parlamento di intervenire. L'ultimo riferimento in ordine di tempo è al presunto "tesoretto" di 1,5 - 1,6 miliardi di euro reperito all'interno del DEF: si tratta dell'ennesima occasione per sanare finalmente la questione, ma dalle ultime notizie sembra che l'esecutivo voglia destinare tale importo ad altri usi e in particolare al rilancio degli investimenti e dell'economia.

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