Alla fine è arrivata in Gazzetta Ufficiale la scelta effettuata alla fine di aprile dalla Corte Costituzionale. Ricordiamo che il nodo del contendere riguarda l'incostituzionalità della legge Fornero per quanto concerne il blocco delle rivalutazioni relative ai redditi superiori a tre volte il trattamento minimo, nel biennio 2012 - 2013. Ma la sentenza produrrà degli effetti anche negli anni successivi, oltre che per le Pensioni erogate attualmente, visto che una volta sancito il principio, il Governo in carica non potrà che attenervisi. Proprio in questo senso, preso atto che il testo della sentenza è stato scritto nero su bianco nella Gazzetta, la questione passa dal "cosa" al "come": se è vero infatti che i principali esponenti dell'esecutivo hanno assicurato di voler dare seguito alla decisione, resta ancora da capire quali saranno i criteri di applicazione.

Il Ministero delle finanze cercherà di agire al fine di minimizzare l'impatto della misura, anche perché "sarebbe immorale restituire a tutti l'indicizzazione delle pensioni" spiega il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti. Mentre risulta più logico agire per tutelare "le fasce più basse" conclude il tecnico, spiegando che la soglia massima a suo parere non dovrebbe comunque superare le 5.000 €.

Rimborso rivalutazioni delle pensioni 2012 - 2013, arrivano i primi vademecum su come richiederlo

Una nota interessante è arrivata dai tecnici della fondazione che raccoglie i consulenti del lavoro, i quali ipotizzano che "per avviare il recupero delle perequazioni si dovrà depositare una domanda amministrativa, volta alla ricostituzione della pensione".

Di fatto, la procedura prevedere di far protocollare all'Inps una richiesta di rimborso, specificando al suo interno quanto previsto dalla sentenza numero 70 del 2015 della Corte Costituzionale. Solo nel caso in cui tale interpello fosse respinto, si dovrebbe valutare di ricorrere tramite un legale, una decisione che comunque è da valutare in seconda istanza per i tempi e i costi che il pensionato si troverebbe ad affrontare.

Una differente via, in caso di rifiuto, potrebbe essere quella del ricorso amministrativo, sempre da porre all'attenzione dell'istituto pubblico di previdenza. Vi è da sottolineare infine che recentemente la Consulta è nuovamente intervenuta sulla vicenda, spiegando che la sentenza risulta già valida a tutti gli effetti, sebbene il Governo possa ancora decidere come applicarla attraverso un'apposita normativa.

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