"Si sta ragionando sulle penalizzazioni di introdurre per chi scelga di andare in pensione in anticipo, che potrebbe essere fissata a un tetto massimo di una mensilità ogni anno per chi se ne va a 62 anni, ovvero l'età minima su cui comunque tarare la nuova flessibilità": sono le parole attribuite al Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan dall'Agenzia di comunicazione ANSA, in merito alla vicenda della Quota 97, proposta da ormai diversi mesi dall'On. Cesare Damiano (Presidente della Commissione lavoro alla Camera). Il meccanismo dovrebbe prevedere il prepensionamento lavorativo con quattro anni di anticipo, sebbene questa possibilità dovrebbe accompagnarsi da dei criteri accessori, come i 25 anni di versamenti e un aggravio che peserà sull'assegno erogato rispetto a coloro che matureranno i requisiti ordinari di quiescenza.

Il Governo, in questo modo, vorrebbe cercare di risolvere non solo la questione dei tanti lavoratori in prossimità di pensionamento che risultano bloccati in una situazione di disagio (a causa dei rigidi requisiti per l'accesso all'Inps), ma anche quella di coloro che devono ancora trovare il primo impiego. L'idea è di far ripartire la staffetta generazionale, in modo da alleviare il problema della disoccupazione giovanile.

Flessibilità in arrivo anche per i lavoratori precoci? Dal Parlamento resta in essere la proposta a quarantuno anni

Sulla flessibilità previdenziale qualcosa sembra muoversi anche per i lavoratori precoci, ovvero per tutti coloro che hanno iniziato un impiego in giovane età e che ora restano esclusi dal welfare previdenziale da quando la legge Fornero ha fissato il parametro di pensionamento a 66 anni di età.

Molte persone che hanno accumulato decenni di lavoro alle proprie spalle ora si trovano a dover comunque attendere per poter accedere all'Inps, sebbene abbiano perso l'impiego, non risultino più in grado di assolvere alle proprie mansioni o abbiano svolto impieghi usuranti. L'idea proposta dalla Commissione lavoro alla Camera per risolvere tale situazione è quella dell'uscita con 41 anni di contributi, ma resta poco chiaro per ora il background delle possibili penalizzazioni da associare a tale proposta.

Contributivo puro scartato dai tecnici dell'esecutivo che stanno cercando la quadra sulla flessibilità Inps 

La linea rossa da non superare per molti esponenti della politica e per i rappresentanti delle parti sociali resta il ricalcolo contributivo puro della pensione. Un'idea che però sembra essere stata scartata dallo stesso esecutivo nelle scorse settimane, poiché l'importo delle mensilità erogate con questo sistema potrebbe diventare in molti casi simile a quello delle Pensioni sociali; con la conseguenza che lo stato sarebbe chiamato nuovamente ad intervenire nei confronti degli stessi soggetti attraverso l'impiego di nuove risorse dal welfare di sostentamento.

Un elemento che di fatto tende a far scartare la soluzione contributiva per la flessibilità previdenziale.

E voi, quale opinione vi siete fatti delle ultime dichiarazioni in arrivo dal Governo sulla flessibilità Inps? Fateci conoscere le vostre idee tramite l'aggiunta di un commento a questo articolo, mentre per ricevere i prossimi aggiornamenti sulle pensioni vi ricordiamo di usare il comodo pulsante "segui" disponibile in alto.