Il premier è "per nulla attento alla società", questo l'attacco che arriva oggi da Matteo Renzi da Stefano Rodotà. Il giurista, già "candidato" al Quirinale, non usa mezzi termini sul presidente del consiglio e segretario del Pd. E critica l'atteggiamento assunto alla riforma della scuola e delle Pensioni. Secondo Rodotà, Renzi cerca di "scomporre la società, come se fosse fatta - ha detto il giurista oggi nel corso della sua lectio magistralis tenuta alle giornate del lavoro organizzate dalla Cgil a Firenze, la città del premier - da entità distinte".
Riforma pensioni e ddl Buona Scuola, Rodotà attacca Renzi
Rodotà critica i mancati confronti con le parti sociali sulla riforma scuola e sulla riforma pensioni 2015 così come quella che lui definisce la "logica plebiscitaria della comunicazione diretta", facendo riferimento alle slides o alle lavagna con il gessetto. Un tipo di comunicazione sintomo del fatto che il premier, secondo Rodotà, "considera gli italiani degli scolaretti". "Renzi ha detto che di riforma - ha aggiunto il giurista parlando del ddl Buona Scuola - non parlerà con i sindacati e con i partiti, ma con i professori e con gli studenti. Ma questo - ha sottolineato Stefano Rodotà - è diverso da quanto previsto dalla stessa Costituzione italiana".
Il giurista ha sottolineato, infatti, che la carta costituzionale assegna a partiti e organizzazioni sindacali un ruolo importante in cui, in parte, "si riconosce la società".
Il giurista: 'Renzi scompone la società e comunica da plebiscito'
Rodotà ha toccato anche il capitolo della riforma pensioni partendo dalla sentenza della Corte Costituzionale sulla legge Fornero e dal successivo decreto del Governo Renzi, ora in via di conversione in legge, per correre ai ripari sulla reindicizzazione dei trattamenti previdenziali del 2012 e del 2013.
Secondo Rodotà si tratta di una decisione che afferma ancora una volta "i diritti sociali non sono disponibili per il legislatore, anche quando - ha spiegato l'esperto di sistemi giuridici - si assiste al paradosso che violazioni così grosse possono comunque passare, magari - ha evidenziato criticando l'atteggiamento dell'esecutivo - con un 'pizzino' in cui si avverte la Corte costituzionale che rivedere una determinata legge può avere costi elevati".