In questi giorni si parla molto del nuovo calendario scolastico 2015/2016 Miur, che sarà valido per tutte tutte le scuole di ogni ordine e grado in tutte le regioni italiane. Secondo quanto riferisce Roma Today, alcune date sono flessibili e a discrezione dell'Istituto in intesa con gli Enti locali. Viene però stabilito che l'apertura della Scuola dovrà avvenire entro il 15 settembre 2015 e la sua chiusura entro l'8 giugno 2016 (il termine per la scuola dell'infanzia è il 30 giugno 2016). E' fondamentale anche la garanzia dei giorni di lezione, che per quest'anno dovranno essere 206, tenuto conto anche dei giorni di sospensione dovuti al rispetto delle festività.
Calendario scolastico 2015/16 Miur: le date delle festività
Come ogni anno, sono previsti alcuni giorni di sospensione dalle lezioni, dovute alle festività di carattere nazionale o locale. Le date stabilite sono:
- Festività dei morti:1 e 2 novembre,
- Immacolata: 8 dicembre,
- Natale, Capodanno ed Epifania: 23 dicembre 2015 fino al 6 gennaio 2016
- Pasqua: 24 marzo al 29 marzo 2016
- Liberazione: 25 Aprile,
- Festa dei lavoratori: 1 maggio,
- Festa della Repubblica: 2 giugno,
- Festa del Santo Patrono: in base alla località.
Intanto nel mondo della scuola si programma lo sciopero degli scrutini
Ma se da un parte l'approvazione del nuovo calendario scolastico 2015/16 fa pensare ad una situazione di normalità all'interno del mondo della scuola, dall'altro conosciamo tutti il fermento che ha luogo nella realtà dei fatti.
I sindacati e i docenti programmano lo sciopero degli scrutini, l'ulteriore manifestazione contro il disegno di legge di Renzi che rappresenterebbe la riforma scolastica. Ad aderire allo sciopero sono diverse sigle sindacali, con i Cobas in testa e a seguire Unicobas, Gilda, Cisl, Uil, Snals ed Flc Cgil. Informa leggermente diversa partecipano anche Anief, Cub e la Ugl.
Si fanno previsioni sul numero di aderenti allo sciopero, ma fino a quando non sarà passato non è possibile fare previsioni.
Ma lo sciopero degli scrutini non è l'unica forma di protesta in programma. Considerato incostituzionale in quanto descriminatorio, il DDL potrebbe anche essere soggetto a ricorsi alla Consulta.