"Il Governo ha completamente dimenticato che rimangono almeno 50.000 esodati da includere nella salvaguardia. Intervenga per chiudere definitivamente questa pagina" spiega Vera Lamonica della Cgil, evidenziando come "l'Inps non ha ancora ottemperato all'impegno preso con il Parlamento di rendere noto il numero esatto di lavoratori effettivamente salvaguardati e le risorse finora spese". Secondo la sindacalista, questo fatto resta ancora "inspiegabile", visto che vi sono degli appositi accantonamenti che potrebbero essere utilizzati a copertura di una nuova manovra di flessibilità previdenziale, ponendo fine in modo definitivo alla vicenda degli esodati.

Ricordiamo che questi soggetti sono perlopiù persone che avevano firmato appositi accordi di uscita anticipata con i propri datori di lavoro e che si sono ritrovati tagliati fuori dalle tutele dell'Inps quando la riforma Fornero ha improvvisamente irrigidito i criteri di pensionamento nell'ormai lontano 2011.

Riforma delle pensioni: serve misura strutturale per garantire la flessibilità in uscita dal lavoro

Stante la situazione, a chiedere un intervento di apertura sulla previdenza non sono solo i lavoratori esodati. Le categorie di coloro che attendono un nuovo meccanismo di pensionamento anticipato sono infatti numerose. Si pensi ad esempio ai lavoratori precoci, che hanno accumulato decenni di lavoro sulle proprie spalle e che non possono ottenere la quiescenza a causa del requisito anagrafico attualmente in vigore.

Ma anche ai disoccupati in età avanzata, che risultano troppo giovani per poter accedere all'Inps e troppo anziani per potersi reinserire in mercato del lavoro già in crisi per la lunga fase di recessione economica provata dal Paese. Per non parlare dei riflessi sulla disoccupazione giovanile, che di fatto ha visto costituirsi un vero e proprio blocco del turn over.

"La flessibilità in uscita si  deve accompagnare alla stabilità per i giovani in entrata" spiega Carmelo Barbagallo della Uil, evidenziando come "quello che stanno cercando di proporre non ci piace: dobbiamo discutere. Noi siamo pronti a una discussione che porti ad un accordo. Se all'inizio di settembre non ci sarà stato ancora alcun approccio, valuteremo le iniziative da mettere in campo per sollecitare il Governo".

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