Le Pensioni sempre al centro del dibattito, le ipotesi e proposte si rincorrono ogni giorno e prossima è la proposta del presidente dell'Inps, Tito Boeri. L'obiettivo è rimediare alla eccessiva "rigidità" della riforma pensionistica targata Fornero del dicembre 2011 varata dal governo Monti. Innanzitutto ci si aspettano indicazioni sugli esodati e sui i risparmi che possono essere utilizzati per finanziare ulteriori misure a loro favore. Il nodo centrale delle proposte di Boeri, che tutti aspettano, è quello relativo alle pensioni.

Vediamo cosa prevedono le norme attuali sulle pensioni che tutti vogliono cambiare

Le norme attuali, in base alla legge Fornero, prevedono oggi che di possa andare in pensione a 66 anni e 3 mesi per gli uomini e le donne nel settore pubblico, mentre in quello privato a 63 e 9 mesi e 64 anni e 9 mesi le autonome, oppure con 41 anni e 6 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 6 mesi per gli uomini indipendentemente dall'età. Cosa proporrà o cosa è previsto nel piano pensioni Boeri? Al momento solo illazioni ed indiscrezioni, bisognerà pazientare qualche giorno ancora e l'arcano sarà svelato.

Quota100, 41 e ricalcolo contributivo le proposte in campo per modificare la Fornero

Oggi di certo sappiamo che ci sono alcune ipotesi che mirano alla revisione dei requisiti sopra enunciati.

Innanzitutto il disegno di legge 857 del presidente della commissione lavoro della Camera Cesare Damiano. Tale ddl prevede un'uscita dal lavoro a partire dai 62 anni e 35 di contributi con una penalizzazione massima dell'8%. Nello stesso ddl c'è anche l'ipotesi dei 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica, proposta in particolare caldeggiata dai lavoratori precoci che, insieme ai quota 96 scuola, hanno maggiormente subito le rigidità della riforma Fornero.

Nel ddl Damiano sono stati anche quantificati i costi di tali ipotesi d'interventi che ammonterebbero a 8,5 miliardi di euro. Poi di certo ancora vi è la proposta Quota 100, non altro che il ripristino della pensione di anzianità a partire da 62 anni e 38 di contributi, presentata dal Partito democratico che non prevede penalità ma che ha dalla sua l'handicap di un costo più elevato per la finanza pubblica, stimato in oltre 10 miliardi euro.

Infine vi è il calcolo contributivo per le pensioni proposto da Boeri, più sostenibile per le casse dello Stato, ma avversato dai Dem e a quanto pare, dallo stesso premier Matteo Renzi. Attraverso tale ipotesi i lavoratori potranno uscire prima dal mondo del lavoro ma dovrà accettare un assegno determinato sulla base solo dei contributi versati. Da non trascurare, infine, che tra le proposte c'è anche una misura di sostegno al reddito per ultra55enni che hanno perso il lavoro e fanno fatica a ricollocarsi nell'attività produttiva e vivono in condizioni economiche di vero disagio.

Insomma di carne al fuoco ancora ve n'è tanta, ma ancora nulla di definito. Vedremo se il piano pensioni del presidente Inps Tito Boeri saprà cogliere quello che di meglio vi è nelle varie proposte o se si soffermerà al solo calcolo contributivo.

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