Finalmente Boeri scopre le carte sul sistema previdenziale italiano. Proposte, riflessioni ed indicazioni che erano attese da tempo, preannunciate proprio dallo stesso presidente dell'Inps. Le ultime novità sulle pensioni ci rivelano che al centro delle riflessioni e delle proposte di Boeri presentate alla Camera in occasione della relazione annuale sullo stato dell'Inps, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, c'è il principio della flessibilità in uscita, seppur con l'applicazione del sistema contributivo avversato da sindacati, Cgil e Uil in primis, e partiti, P.D.
in testa con il suo massimo esponente della Commissione lavoro della Camera l'onorevole Cesare Damiano.Tra i punti salienti inoltre della relazione e che stanno da sempre a cuore dell'economista Boeri troviamo anche il taglio alle Pensioni d'oro ed il reddito minimo per i lavoratori over 55.
Flessibilità in uscita due sistemi a confronto, Boeri e Damiano
Ma vediamo ora quali sono le convergenze e le differenze delle proposte Boeri e Damiano, cercando di fare un confronto tra chi si avvantaggia e chi no dell'una o dell'altra ipotesi d'intervento sul sistema pensionistico italiano.
Boeri sostiene che il calcolo contributivo per chi decide di lasciare il mondo del lavoro prima dei requisiti vigenti debba essere il sistema da privilegiarsi perché più economico per le casse dello Stato.
Inoltre sull'uscita anticipata, essendo una scelta consapevole di chi decide di abbandonare prima l'attività produttiva, non può non applicarsi una decurtazione della pensione esclusivamente in base ai contributi versati. Decurtazione che secondo gli studi fatti ammonterebbe a oltre il 30% della pensione spettante con il raggiungimento dei requisiti vigenti.
Proposta avversata da sindacati e dal P.D. in particolare perchè troppo penalizzante. I soldi risparmiati dalla decurtazione andrebbero ad esclusivo vantaggio di chi un reddito non ce l'ha o l'ha appena perso. Boeri si riferisce agli ultra 55enni disoccupati che fanno fatica a ricollocarsi nel mondo del lavoro o al reddito di cittadinanza.
Nelle intenzioni sempre del presidente dell'Inps, allo scopo di finanziare nuovi interventi previdenziali c'è anche il contributo di solidarietà prelevato dai vitalizi più ricchi a beneficio dei più poveri.
Le ipotesi e le proposte di Cesare Damiano partono da un altro punto di vista. Le quote 100 e 41 si soffermano più sull'aspetto sociale. L'età con la quale si potrà uscire sarà collocata tra i 57 e i 62 anni con un requisito minimo di 35 anni di contributi (36 per gli autonomi) con una penalizzazione massima dell'8% che si azzera con l'avvicinarsi all'età prevista per il pensionamento. Il costo a carico dello Stato ammonterebbe a circa 8 miliardi. I lavoratori precoci, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare a 14/15/16 anni si avvantaggerebbero se la scelta dovesse cadere su quota 41.
I lavoratori sarebbero più incentivati ad uscire dal mondo del lavoro, facendo spazio alle giovani generazioni alla ricerca disperata di un lavoro. Concorda Damiano con Boeri su tagli di solidarietà a vantaggio di chi ha più necessità.
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