Diventa sempre più numeroso il gruppo che, formatosi durante le manifestazioni di protesta contro la riforma della scuola, giorno dopo giorno ha avvicinato tutti quelli che sono sempre più convinti della necessità di un referendum per cancellare la riforma voluta dal Governo Renzi. I protagonisti fanno parte del mondo dell'istruzione e tra loro troviamo: insegnanti, studenti, personale Ata, e semplici cittadini. Il comitato promotore, dal nome 'Leadership alla Scuola', è diretto da Daniela Margiotta, appartenente al Consiglio Superiore della Scuola Pubblica, ha depositato il quesito referendario presso gli uffici preposti della Corte di Cassazione, e la sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale è avvenuta il 18 luglio.

Le iniziative per la raccolta delle firme

Affinché il referendum sia valido, occorrono 500 mila firme, e la loro raccolta è iniziata il 20 luglio anche sfruttando le moderne tecnologie, e in particolare i social network come Facebook e il famoso programma di messaggistica Whatsapp. Inoltre, il tema del referendum è molto presente anche sulla famosa piattaforma di petizioni Change.org, nata in America e diffusasi in tutto il mondo, che conta 196 milioni di utenti dei quali circa 4 milioni solo in Italia. Al fine di allargare la diffusione del movimento referendario, il comitato ha inviato materiale specifico alle segreterie provinciali e regionali dei sindacati del settore scolastico e alle RSU, chiedendo un impegno comune per il cambiamento.

Il prossimo passo, è quello di coinvolgere le associazioni di studenti e di genitori. Anna Russo, referente del movimento e docente di sostegno in una scuola primaria napoletana, conferma che sono in corso di allestimento i banchetti per la raccolta delle firme, che saranno posizionati nei punti strategici di diverse città.

Le reazioni dei sindacati

Sul fronte dei contrari al referendum troviamo la Gilda, il sindacato nazionale degli insegnanti, poiché i loro rappresentanti sostengono che la battaglia referendaria contro la riforma della scuola può essere efficace e vincente solo unendo tutte le forze in campo, quelle del sindacato, del mondo dell'associazionismo e della politica. Trattandosi dell'abrogazione di una riforma del Governo che interessa tutto il Paese, la posta in gioco è troppo alta perché sia portata avanti da politici che magari cercano solo visibilità o da comitati improvvisati, seppur animati da nobili ragioni. Nel caso in cui i quesiti fossero cassati, o nell'ipotesi peggiore di una sconfitta referendaria, le ragioni della riforma ne uscirebbero ulteriormente rafforzate. Attraverso la diffusione di un comunicato ufficiale, il sindacato ha ribadito la necessità di organizzare in tempi brevi un'organizzazione unitaria, con lo scopo di indire un referendum abrogativo che proponga l'abolizione di parti importanti della legge 107/2015, sostenendo inoltre, la necessità di una seria e solida consulenza giuridica a livello nazionale. I COBAS invece, seppur non ritenendo il referendum lo strumento principale per portare avanti la lotta sul fronte della scuola, dichiarano che lo appoggeranno. Il responsabile dei Cobas Napoli, Massimo Montella, parla di una "guerriglia stile Vietnam" da portare avanti, attraverso il boicottaggio delle prove Invalsi e dei comitati di valutazione già dai primi giorni del nuovo anno scolastico.