Aggiornamenti e notizie sulle Pensioni oggi 3 luglio non ce ne sono, quindi facciamo una riflessione: la riforma delle pensioni del governo Renzi passa per il ricalcolo col contributivo, lo abbiamo già evidenziato, ma il referendum in Grecia di domenica 5 luglio potrebbe avere ripercussioni anche in Italia su questo fronte. Cerchiamo di capire come, anticipando fin da subito che ovviamente c'entrano le richieste dell'Unione Europea e della BCE per una maggior tenuta dei conti pubblici e contenimento della spesa pubblica (ovviamente che implica sempre riduzioni del welfare, almeno al di qua delle Alpi...) Nell'articolo Conseguenze del SI e del NO al referendum in Grecia analizziamo la situazione in generale, qui ci soffermiamo sulle pensioni in Italia perchè la riforma delle pensioni 2015 sarà influenzata dagli esiti del referendum in Grecia, che vinca il SI o il NO.
Il governo Renzi deve intervenire sulle pensioni, in particolare con una riforma della pensione anticipata introducendo meccanismi di flessibilità in uscita: a quanto pare l'ipotesi più probabile è il ricalcolo col contributivo per chi vuole andare in pensione prima rispetto all'età per la pensione di vecchiaia.
Il perchè della preferenza del governo è molto semplice, quasi banale: contenere le spese da parte dello Stato, visto che i nostri conti pubblici non sono il massimo e la questione dei rimborsi ai pensionati per il blocco della rivalutazione negli anni 2012/13 ha peggiorato la situazione. Persino il presidente della BCE Mario Draghi ha detto che occorre stringere i cordoni della borsa pensionistica (cfr l'articolo Pensioni: contributivo o penalizzazioni? Le BCE mette in guardia).
Crisi in Grecia: tra i problemi che l'hanno originata anche il sistema delle pensioni troppo dispendioso per lo Stato greco (ad esempio i dipendenti pubblici possono andare in pensione poco dopo i 50 anni), sistema che è tra quelli da riformare per risolvere la questione. Una situazione che anche in Italia conosciamo bene!
In caso di vittoria del SI al referendum, quindi con l'accettazione da parte del popolo greco delle richieste di nuovi tagli e riforme per far continuare gli "aiuti" internazionali (meglio: per non far cadere nel baratro del default la Grecia), è facile intuire che passerebbe l'idea che se persino i greci sono disposti a rinunciare ai "privilegi" previdenziali e accettare le richieste dell'Europa su tale fronte, dovremmo farlo anche noi per non trovarci nella loro stessa situazione!
Se al referendum in Grecia vince il NO, allora probabilmente via libera all'uscita dall'euro (la Grexit) ed al default, fine dei sostegni finanziari, collasso del sistema bancario e tutto il resto... Almeno per il primo periodo la situazione sarebbe ai limiti del drammatico e avrebbero più forza le parole di chi vuole riduzioni alla spesa pubblica anche in Italia per seguire i dettami di BCE e UE, rispettare i vincoli di bilancio e quant'altro. L'Italia è un osservato speciale come ben sappiamo e se al momento non sembrano esserci particolari rischi di contagio, in ogni caso se davvero la Grecia uscisse dall'euro alcune contromisure andrebbero prese da chiunque ed il suo default avrebbe costi anche per noi.
Insomma, la crisi della Grecia è una questione europea a tutto tondo come abbiamo già capito, purtroppo va a sovrapporsi alla riforma delle pensioni in Italia e tutto lascia presagire che in ogni caso ci saranno conseguenze non positive per lavoratori, pensionandi e pensionati dello Stivale tricolore.