Mentre il folto popolo dei docenti precari italiani si interroga sull'opportunità di presentare o meno la propria domanda di assunzione al piano straordinario del Miur, un'altra questione amletica continua ad essere oggetto di discussione dei vari gruppi social, quella relativa alla proposta di referendum abrogativo.

Abbiamo parlato, nei giorni scorsi, delle due iniziative già presentate in Cassazione: quella formulata da Pippo Civati, leader del nuovo movimento politico 'Possibile' e riguardante il ruolo da manager che la riforma scolastica ha conferito ai dirigenti scolastici e quella totalmente abrogativa firmata dal Comitato nazionale Leadership alla Scuola.

A questo proposito, Marina Boscaino, professoressa di latino e italiano in un liceo classico romano e coordinatrice dell'Associazione Nazionale Per la Scuola della Repubblica ha espresso la propria opinione attraverso un articolo pubblicato sul 'Fattoquotidiano.it'.

Referendum abrogativo legge N. 107/2015 sulla scuola: perchè è così difficile

La Boscaino ha definito i due quesiti referendari come delle vere e proprie 'Mission Impossible', sia per come sono stati organizzati, vale a dire in maniera frettolosa, sia per gli obiettivi (virtuosi ma utopistici) che intendono raggiungere facendo leva sui sentimenti di rabbia e di delusione degli insegnanti.A prescindere dall'impresa titanica di dover raggiungere la soglia delle 600.000 firme, le proposte di referendum dovranno superare il duplice giudizio della Corte di Cassazione che sarà chiamata ad esprimersi sia sulla legittimità dei quesiti, sia sulla loro ammissibilità.Il secondo problema è dato dal raggiungimento del quorum: la Boscaino si chiede come sia possibile riuscire a mandare alle urne più del cinquanta per cento degli aventi diritto al voto in una domenica probabilmente collocata tra metà aprile e metà giugno.

E' necessario coinvolgere più quesiti referendari che possano destare l'interesse di una larga platea di votanti, altrimenti sarebbe come pretendere di colpire l'aria.

Riforma scuola e referendum: l'obiettivo è vincere, non solo partecipare

Oltre a questo, il referendum bisogna anche portarlo a casa, no? Premesso di riuscire a portare alle urne 25 milioni di italiani, occorrono almeno la metà di 'Sì': teniamo presente che molti cittadini non conoscono bene il contenuto della riforma scolastica e sarà necessario offrire loro delle 'prove convincenti' per votare a favore dell'abrogazione della legge.

Non dobbiamo dimenticare, infine, che, in caso di sconfitta, non ci potrà più essere un altro referendum abrogativo della legge sulla scuola prima che siano trascorsi cinque anni, secondo quanto indicato dall'articolo 38 della legge 352/70.