Nonostante la contestazione di docenti, sindacalisti e studenti, tutti insieme nella loro battaglia contro la riforma della Scuola di Matteo Renzi, il disegno di legge è tornato alla Camera per la terza e definitiva votazione.
L'esito, peraltro, appare abbastanza scontato nel senso dell'approvazione a giudicare dai numeri della maggioranza alla Camera. A meno di clamorosi colpi di scena dell'ultima ora, infatti, il disegno di legge uscito dal Senato lo scorso 25 giugno sarà approvato, senza cambiare una virgola (altrimenti dovrebbe tornare ancora una volta al Senato), entro questa settimana, addirittura si parla di giovedì sera, e senza ricorrere alla fiducia.
Il programma delle assunzioni dei 100 mila precari, dunque, i poteri dei dirigenti scolastici, la valutazione, le detrazioni ed il credito d'imposta per chi fa le donazioni: tutto rimarrà immutato.
Riforma Scuola, sulle assunzioni e sulla mobilità saranno seguite le vecchie regole
Ciò che è più contestato non è costituito, come si potrebbe immaginare, solo dalle stabilizzazioni in ruolo, comunque valutate poche dai precari e dai sindacati, ma dal metodo organizzativo annunciato dal testo della Buona Scuola.
Infatti, se da un lato ne uscirà accentuata la distanza gerarchica tra presidi e sottoposti, dall'altro verranno del tutto decontrattualizzati i compensi aggiuntivi e la mobilità.
Proprio in rapporto a quest'ultimo punto è da sottolineare che il meccanismo delle assunzioni seguirà le vecchie regole basate sulle assegnazioni provinciali secondo le necessità dei posti e delle cattedre: la metà delle assunzioni sarà aggiudicata attingendo dagli elenchi dei concorsi ordinari, l'altra metà dalle graduatorie ad esaurimento (Gae).
In questo meccanismo non sarà possibile ai candidati che dovessero rimanere senza stabilizzazione, concorrere in altre province.
Le eventuali cattedre che dovessero avanzare, fa sapere Italia Oggi, saranno riservate, nell'ambito della provincia, alle classi di concorso con la più rilevante possibilità di posti e minori rischi di esubero: succederà, ad esempio, per le classi che, nonostante le cattedre vacanti, non avranno aspiranti docenti perché le attinenti graduatorie risultano terminate.