La riforma della Pubblica Amministrazione è ormai operativa e tra le righe del testo di Legge, analizzando attentamente tutti gli articoli, esce fuori qualcosa che a primo impatto non era balzata all’attenzione. La norma prevista per quanto riguarda la mobilità dei dipendenti, da un Ente all’altro è finita sotto accusa da parte dei tre Sindacati maggiori di categoria. Si teme che il lavoratore Statale, una volta trasferito ad un altro Ente Pubblico, si vedrà decurtare parte dello stipendio senza poter fare nulla.

Cosa dice l’articolo sulla mobilità

La norma contestata è presente all’articolo 10 del testo di legge. L’articolo recita espressamente che nel trasferimento tra Enti, un dipendente deve mantenere la stessa posizione giuridica ed economica. Dovrebbe significare che il lavoratore dovrà per forza di cose percepire lo stesso salario che ha percepito fino al giorno del trasferimento. Il problema e che approfondendo la lettura si nota che il riferimento all’equità di retribuzione è relativa esclusivamente alla retribuzione fissa, non include quella di natura variabile che a volte è corposa. Dobbiamo ricordare che tra le voci di stipendio variabile, nella PA rientrano straordinari, indennità di reperibilità, di presenza, di sportello, la turnazione, maggiorazione servizio notturno, maggiorazione servizio festivo, e anche il buono pasto.

Qualsiasi dipendente sa bene che queste voci rappresentano in percentuale tra il 20% ed il 40% dello stipendio, cifre sicuramente importanti.

Chi rischia tra i dipendenti pubblici?

I primi ad accorgersi di questo “balzello”, saranno sicuramente i 20mila dipendenti provinciali considerati in esubero rispetto alle funzioni che ormai sono rimaste in carico alle Province.

Per essi, man mano che le Regioni stabiliscono norme e criteri di assorbimento, sta iniziando l’esodo verso gli altri Enti. Essendo un trasloco imposto dalla Legge, nessun dipendente può reclamare o cercare di non essere trasferito. Si tratta di trasferimenti obbligatori, fatti d’ufficio. Secondo i Sindacati però, nessuno vieterà al Governo, di estendere anche a tutti gli altri dipendenti statali che rientrano nella mobilità di subire la stessa sorte degli ex dipendenti provinciali. E come dargliene torto, ogni soldo in meno ad un dipendente pubblico è un soldo risparmiato per le casse statali.