Da un articolo pubblicato dal Corriere della Sera emerge un dato interessante sull'uso della tecnologia nelle scuole. I ricercatori dell'Ocse hanno reso pubblico il rapporto sull'istruzione e sulle competenze informatiche realizzato mediante i dati forniti dall'indagine Pisa 2012. La diffusione di internet tra i giovani ha raggiunto ormai tutti al punto che il 96% dei quindicenni possiede un Pc. Il punto adesso è non abusare della tecnologia ma tenerla strettamente sotto controllo. Eccedere significa peggiorare l'apprendimento, come ad esempio accaduto in Spagna.

Usarlo di tanto in tanto produce in media risultati migliori in fatto di competenze in materie scientifiche e di lettura rispetto a chi usa i metodi di apprendimento tradizionali.

Il fattore umano

Oltre ai risultati che dimostrano come i Paesi che più di tutti hanno investito nell'Ict non abbiano ottenuto miglioramenti dai test condotti per misurare il grado di apprendimento degli studenti, come ad esempio la Gran Bretagna e l'Australia, i ricercatori hanno osservato che nulla può sostituire la figura del docente come unico elemento in grado di stabilire un rapporto empatico (human engagement) con gli alunni che è ritenuto fondamentale ed insostituibile nell'insegnamento. Se da un lato non si può pensare di comprare i docenti con i bonus, dall'altro è altrettanto vero che non si può prescindere da loro come figure in grado di guidare gli studenti al corretto uso delle tecnologie, altrimenti il rischio è quello di venirne distratti peggiorando la qualità dell'apprendimento.

Realizzare le opportune pratiche pedagogiche

I ricercatori evidenziano l'importanza di un insegnante preparato, potremmo definire quasi specializzato nel corretto uso dello strumento tecnologico. La questione non può limitarsi a definire la tecnologia come sostitutiva di un insegnante mediocre quanto, piuttosto, di migliorare il grado di preparazione dei docenti per sviluppare quelle pratiche pedagogiche che con l'uso della tecnologiapossono migliorare i risultati.

Ma non si pensi di miscelare gli strumenti del XXI secolo con i metodi didattici del secolo scorso perché, come tengono a precisare gli studiosi, si finisce col diluire quanto si insegna ai ragazzi. Copiare interamente un testo dallo smartphone sicuramente non aumenta la preparazione degli studenti. Una riforma scolastica nata senza aver prima risolto il problema del precariato potrebbe recuperare il terreno perduto sul fronte della dispersione scolastica se solo sapesse guardare ai risultati dell'indagine Pisa 2012.