"Il gruppo parlamentare di Sinistra Ecologia Libertà aderisce alla sacrosanta battaglia delle donne, riunite nel Comitato Opzione donna, e manderà una propria rappresentanza al sit in organizzato congiuntamente al gruppo esodati d'Italia che si terrà mercoledì 15 settembre davanti al Mer". Sono le parole espresse attraverso un comunicato dal gruppo parlamentare Sel al riguardo dell'iniziativa di protesta indetta dalle lavoratrici, dopo che lo scorso 9 settembre il Ministero delle finanze ha deciso improvvisamente di bloccare il via libera ai pensionamenti, nonostante l'accordo raggiunto presso la Commissione lavoro della Camera e del Senato.

"Mef e Ragioneria dello Stato si dimostrano contrari all'applicazione dell'opzione donna" spiegano i parlamentari di Sel, "nonostante esista un sostanziale accordo politico tra maggioranza e opposizione, facendo prevalere presunti problemi di bilancio".

Pensioni opzione donna e manifestazione del 15 settembre: impegno trasversale della politica

Sulla manifestazione che si terrà dopodomani le lavoratrici hanno registrato l'impegno politico sia da parte di esponenti della maggioranza che dell'opposizione. Nelle ultime ore si è evidenziata, ad esempio, la presenza dell'On. Andrea Maestri e dell'On. Pippo Civati del gruppo Misto - Possibile. "L'associazione Possibile è alleata delle donne italiane per il rispettodel diritto alla pensione cancellato o ritardato da due circolari Inps e dai conteggi strampalati del Mef".

Anche la Lega Nord ha confermato la propria presenza, spiegando che "martedì i parlamentari della Lega con Matteo Salvini occuperanno il Mef, per ridare dignità agli esodati e alle donne puniti ingiustamente dalla famigerata Legge Fornero". Le lavoratrici ricordano che la manifestazione è prevista per il prossimo martedì 15 settembre e inizierà alle ore 9.00 per terminare alle 14.00.

Il punto d'incontro è la sede del Ministero dell'economia e delle finanze, in via XX settembre, 97 a Roma. Congiuntamente saranno presenti anche i rappresentanti degli esodati, che assiemealle lavoratrici opzione donna hanno visto negarsi l'avvio della settima salvaguardia in loro favore, nonostante le risorse risultino già accantonate all'interno dell'apposito fondo.

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