Per farsi un’idea di quella che può essere la pensione anticipata a favore dei lavoratori precoci, il quotidiano La Stampa riportavaieri, 19 ottobre 2015, il caso di un contribuente che, nato nel dicembre del 1972, ha iniziato a lavorare a soli 15 anni e 11 mesi (nel novembre del 1988) e, quindi, attualmente è alla soglia dei 27 anni di contributi versati.

Lavoratori precoci: chi sono e quali sono i requisiti per la pensione

Secondo quanto prescritto dalla legge, sono considerati lavoratori precoci coloro che hanno iniziato a lavorare e a pagare i contributi prima di compiere i 20 anni di età.

Questa categoria di lavoratori può andare in pensione anticipata nel 2015 con il requisito di 42 anni e sei mesi per gli uomini, mentre il limite delle donne è un anno in meno. Dal 1° gennaio 2016 tale requisito aumenterà di quattro mesi, sia per gli uomini che per le donne. Ricordiamo che, per i lavoratori precoci era prevista una penalizzazione, soppressa con la legge di Stabilità 2015, qualora non avessero compiuto i 62 anni.

I contribuenti precoci che non posseggono i requisiti di contribuzione richiesti per la pensione anticipata, dovranno attendere di compiere l’età necessaria affinché venga riconosciuto loro la pensione di vecchiaia.

Contribuente precoce: è giusto lavorare e versare contributi per 54 anni?

Il contribuente del ’72 ha scritto al quotidiano chiedendo spiegazioni su momento in cui potrà lasciare il lavoro e a quali condizioni dopo aver fatto il calcolo dal sito dell’Inps della sua futura pensione. L’Inps offre due possibilità: andare in pensione nel 2034 quando il lavoratore avrà raggiunto i 46 anni di contributi e l’età di 62 anni per un assegno al 62 per cento oppure andare in pensione nel 2042 al compimento dei 70 anni con ben 54 anni di versamenti effettuati e assegno all’88 per cento.

La risposta dell’esperto de La Stampa è, però, imperniata esclusivamente sulla percentuale di quanto si allontani l’assegno pensionistico rispetto all'ultimostipendio percepito. Bisogna partire dall’idea che le Pensioni al 100 per cento non esistono. E non esistono penalizzazioni che l’Inps può creare ad arte. Al di là della risposta data, c’è da fare una sola considerazione: il caso in esame spiega quali siano le reali possibilità di avere una pensione dignitosa, pur in presenza di una vita lavorativa e contributiva lunga come quella dello scrivente.