Confindustria e sindacati hanno messo fine alla loro trattativa sulla riforma dei contratti del lavoro? Sembra che entrambe le parti abbiano paura di un intervento futuro da parte del Governo: Renzi sembra volere intervenire in maniera drastica e decisa su questo punto e sua volontà e di non lasciare nulla di intentato, ma di stilare un elenco di punti precisi da rispettare. Ecco cosa potrebbe cambiare e quali temi verranno trattati in maniera approfondita dal nostro Governo.

Gli aumenti salariali ed i contratti aziendali

Confindustriada molti anni chiede che i salari siano di pari passo con il totale della produttività che i dipendenti riescono a totalizzare all'interno dell'azienda: verrebbero così eliminate alcuni questioni spinose sulle politiche retributive.

Confindustria lamenta che molte aziende si sono trovate a corrispondere un importo troppo alto ai propri dipendenti sotto forma di aumenti salarialiche poco coincidono con il tasso d'inflazione. Parrebbe infatti che l'aumento del costo della vita sarebbe ben più basso di quello per cui le aziende si sono accordate con i sindacati: questa cifra rappresenterebbe l'equa retribuzione che può garantire un assegno mensile sufficiente per consentire ai dipendenti un dignitoso tenore di vita.

Confindustria insiste sul fatto che per avere un giusto rapporto tra produttività e salari aziendali è necessario che i contratti firmati dai sindacati siano più chiarificatori. I contratti aziendali odierni svolgono prevalentemente una forma integrativa di quelli nazionali: ovvero è possibile concedere un aumento dei salari rispetto a quelli concordati.

Non è consentito per legge firmare contratti che mirano a stabilire retribuzioni minime o salari iniziali di minore entità economica.

Contratti nazionali e rinnovi contrattuali: e il Governo?

Confindustria chiede che i contratti collettivi nazionali abbiano una minore incidenza sul trattamento economico da corrispondere ai dipendenti: si mira a porre i contratti nazionali come base di aziende che non hanno aderito ai contratti collettivi aziendali.

I sindacati temono che questo comporti una minore tutela del lavoratore sotto tutti i punti di vista e che esso possa incorrere in una perdita del potere salariale e contrattuale.

Confindustria e sindacati si sono scontrati anche sui rinnovi contrattuali: molti contratti sono scaduti ed il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, mira al loro rinnovo in cambio di accordi che pongano i salari ad andare di pari passo con la produttività.

I sindacati mirano invece prima al rinnovo e dopo allo stillo di nuove regole.

Che ruolo ha il Governo in tutto questo? Il Governo Renzipare abbia già una propria riforma sulla contrattazione del lavoro: una legge dovrebbe svolgere il ruolo centrale nei contratti aziendale e dare una nuova forma ai contratti nazionali. Volontà del governo è quella di garantire un salario minimo orario (di circa 6/7 euro): questa nuova forma di tutela parrebbe non essere vista di buon occhio da molte aziende: cosa accadrà in merito? Il Governo Renzi ed i Sindacati riusciranno a tutelare i lavoratori?