La riforma Pensioni del governo Renzi come ultima riforma pensioni in Italia: questo quanto avrebbe voluto Tito Boeri, il presidente dell'Inps da tanti criticato per la sua presa di posizione in favore del ricalcolo con contributivo per la pensione anticipata. Boeri ha parlato a margine della presentazione dei dati e del bilancio dell'INPS avvenuta ieri -tra i dati principali quel 42.5% di pensionati che prendono un assegno inferiore ai 1000 euro al mese- e in sostanza si è posto in contrapposizione con il premier Matteo Renzi e il suo esecutivo in quanto affetto dalla “malattia dell'ultima sigaretta”, ovvero il pensare sempre a un ultimo intervento parziale per risolvere le situazioni particolari di disagio createsi coi precedenti interventi (chiari esempi gli esodati con la Legge Fornero e i lavoratori precoci costretti a lavorare più di 40 anni) per fare poi, forse, una riforma definitiva del sistema pensionistico, riforma che invece non si c'è mai se non parziale.
Ovviamente, anche se non lo dice, Tito Boeri rimane contrario a formule come la Quota 97 con penalità e la Quota 100 senza penalità proposte da Cesare Damiano et al. e sulle quali si è espresso già mesi fa, quando propose per la flessibilità in uscita, ritenuta necessaria, il sistema del ricalcolo col contributivo.
Novità pensioni 22 ottobre: Tito Boeri contro Renzi, riforma solo parziale e non definitiva
Tito Boeri è chiaro nella sua posizione e la esprime con parole esplicite: per il presidente dell'INPS sarebbe stato importante fare davvero una “ultima riforma delle pensioni” nel 2016, invece il governo Renzi ha solo inserito nella Legge di Stabilità “interventi selettivi e parziali, che creano asimmetrie di trattamento”.
Il problema è, secondo l'economista bocconiano, che l'ennesima sfilza di interventi parziali, tra cui citiamo il part time pensionistico e la settima salvaguardia esodati, non farà altro che creare una situazione per cui “presumibilmente, in assenza di correttivi [queste misure inserite nella Legge di Stabilità] daranno la spinta ad ulteriori misure parziali che sono, tra l'altro, molto costose”.
Il fatto è che Tito Boeri è in ogni caso favorevole alla flessibilità in uscita, che altro non sarebbe se non una riforma delle pensioni anticipate in modo da consentire più liberamente i prepensionamenti in base agli anni di contributi versati, accettando una riduzione della pensione così da eliminare l'estrema rigidità della Legge Fornero.
Rimane a questo punto però la domanda ovvia a che tipo di flessibilità pensa Tito Boeri per la pensione anticipata? Scartate ipotesi come quelle su menzionate in quanto ritenute troppo costose per l'INPS sia da Boeri stesso che dal governo Renzi, probabilmente rimane solamente il ricalcolo col contributivo; secondo il presidente dell'INPS la riduzione sull'assegno sarebbe del tutto sostenibile per i pensionati, invece per i diretti interessati -che hanno fatto calcoli e simulazioni anche con l'aiuto dei sindacati e dei patronati- si arriverebbe ad una decurtazione anche del 30-50%.
In fondo però il presidente dell'INPS può permettersi di essere schietto e proporre subito senza problemi soluzioni di un certo tipo, cosa che non possono fare i governi che devono rendere conto agli elettori: ai politici conviene invece tirarla per le lunghe e proporre interventi parziali uno dietro l'altro per giustificare la loro stessa esistenza (e per avere sempre un “lavoro” che giustifichi vitalizi e pensioni d'oro).