La Cgil pronta a promuovere insieme agli altri sindacati nuove forme di mobilitazione contro il Governo Renzi che ha deciso di rinviare la questione della riforma Pensioni. Il segretario generale del sindacato rosso interviene sulla questione previdenziale commentando le dichiarazioni del premier Renzi che ha escluso misure per la flessibilizzazione dell'uscita dal lavoro nella manovra finanziaria ed economica la cui bozza verrà definita stasera in consiglio dei ministri, anche se poi sarà varata tra mercoledì e giovedì prossimo.

Manovra di bilancio, Cgil: sbagliato rinvio flessibilità pensioni

"E' sbagliato rinviare la scelta", ha detto Susanna Camusso replicando al primo ministro che ieri ha detto che il governo non ha ancora trovato la soluzione per consentire a chi ha 62-63 anni di andare in pensione anticipata 3-4 anni prima rispetto al requisito anagrafico attualmente previsto dalla legge Fornero (66 anni). Ed è anche "sbagliato pensare - ha sottolineato il leader della Cgil - che si tratti di qualche aggiustamento emergenziale per qualche categoria". Definisce una "narrazione dell'irrealtà" la Camusso le ultime dichiarazioni di Renzi sul fatto che l'esecutivo non è ancora pronto ad affrontare la questione flessibilità.

"Il governo poteva studiare di più", ha aggiunto ironicamente facendo riferimento alle numerose proposte annunciate in questi mesi. Inoltra, il segretario della Cgil, vede nel rinvio al 2016 della riforma pensioni il fatto che "non si intende mettere risorse e quindi - ha sottolineato - che si fa a costo zero".

Mistero sugli esodati, verso un nuovo scontro nel Pd di Renzi

"Vale a dire - ha aggiunto - a spese dei lavoratori che già hanno pagato un prezzo altissimo con la legge Monti-Fornero". Sula questioni esodati ancora "è oscuro - ha proseguito - se resterà il malloppo oppure no". Come del resto è oscuro il provvedimento per gli insegnanti e il personale scolastico della quota 96, i cosiddetti esodati della scuola.

"Sulla settima salvaguardia - ha detto la Camusso - il problema non è trovare risorse ma - ha evidenziato - lasciare quelle che c'erano già". Dello stesso avviso la minoranza del Pd che sulla questione pensionistica probabilmente cercherà di dare al Governo Renzi filo da torcere alla luce delle promesse disattese in tema di flessibilità e a quanto pare anche sulle questioni esodati. Non sembra al momento esserci un rischio di altre fuoriuscita dal Pd di Renzi dopo la rottura con Civati e Fassina sul Jobs act e la riforma della scuola.

Ma anche se Bersani, Cuperlo e Damiano (per fare alcuni nomi della minoranza dem) non sembrano per niente intenzionati a lasciare il partito nelle mani dei renziani, sembra chiaro, alla luce di quanto finora è emerso dal dibattito, che sulla riforma pensioni e la legge di Stabilità ci sarà un duro scontro non solo tra governo e sindacati, ma anche tra Renzi e la minoranza del suo partito .

E oltre ai sindacati e la minoranza dem ad incalzare il governo, anche le opposizioni. Da Forza Italia a Sel, passando per il M5s di Beppe Grillo e Rifondazione comunista. "Renzi - hanno dichiarato in una nota Paolo Ferrero, leader di Rc, e Roberta Fantozzi, responsabile nazionale Lavoro - è un ciarlatano totale, sulle pensioni l'ultima dimostrazione. Blatera le solite scuse - hanno aggiunto i due dirigenti comunisti - per non fare l'unica cosa che servirebbe sul fronte delle pensioni: cancellare la riforma Fornero che ha vergognosamente allungato l'età pensionabile".