Nonostante lo scetticismo che serpeggia tra il personale scolastico sull'attuale ruolo dei sindacati in sede di contrattazione con il governo, c'è, comunque, curiosità di conoscere i risultati delle elezioni Rsu. Secondo quanto pubblicato sull'edizione odierna del giornale economico 'Italia Oggi', l'Aran (Agenzia rappresentanza negoziale pubbliche amministrazioni) non ha ancora provveduto a rendere noti gli esiti della consultazione elettorale, nonostante siano passati già quasi sette mesi.

Risultati elezioni Rsu scuola: dati non ufficiali

Per il momento, solo indiscrezioni: i dati ufficiosi e, dunque, non ancora ufficiali parlano di un calo della Flc-Cgil pari al 3,19 per cento, mentre la Cisl Scuola e la Uil avrebbero conosciuto un lievissimo rialzo (rispettivamente dello 0,29 e dello 0,59 per cento).

In calo anche lo Snals (in una percentuale pari all'1,45) mentre la Gilda avrebbe guadagnato l'1,21 per cento.

Stando a questi dati, le cinque principali sigle sindacali avrebbero conservato la rappresentatività e, dunque, il diritto di potersi sedere ai tavoli negoziali insieme alle forze di governo. Al momento, invece, resterebbero esclusi Anief e Cobas ma è la prudenza è d'obbligo in quanto i suddetti risultati non sono ancora quelli ufficiali.

Rinnovo contratto scuola e ridefinizione comparti PA al centro dell'attenzione

Di fatto, le rappresentanze sindacali si sono già incontrati con l'Aran ma, al momento, non è ancora cominciata la fase di contrattazione sulle prerogative che verranno indicate dalle forze sociali.

Sappiamo bene come l'attenzione sia rivolta ai temi più importanti come la questione legata al rinnovo di contratto, bloccato ormai dal lontanissimo 2009, o quella inerente alla ridefinizione dei comparti della Pubblica Amministrazione: proprio in merito a quest'ultima trattativa, la legge di stabilità ha preso in considerazione l'ipotesi di dover ricorrere a nuove elezioni proprio come conseguenza della nuova definizione dei comparti PA.

L'intenzione del governo Renzi sarebbe quella di ridurre i comparti pubblici dagli attuali undici ad un massimo di quattro secondo quanto già previsto dalla riforma pensata dall'ex ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta.