Il 17 novembre scorso il TAR del Lazio haemessola propriasentenzasulla class action portata avanti dalle lavoratrici riunitesi nel Comitato Opzione Donna al fine di rivendicare il proprio diritto al pensionamento anticipato. Abbiamo intervistato gli Avvocati Andrea Maestri e Giorgio Sacco, che si sono occupati del ricorso.

Con la sentenza numero 13016 del 2015 il Tar del Lazio si è pronunciato sui pensionamenti con opzione donna: qual è la vostraopinione in merito? Il testo rispecchia le aspettative?

La sentenza rispecchia solo parzialmente le nostre aspettative ma è un passo significativo e concreto nella giusta direzione.

Mentre il dispositivo si limita a censurare l'inerzia dell'Inps e a ordinare che le pratiche di pensionamento siano lavorate a termini di legge, la parte narrativadella sentenza dice molte più cose, utili a comprendere i contorni giuridici della class action e dell'opzione donna.

Sì può affermare che la sentenza riconosce finalmente la legittimità delle richieste avanzate dalle lavoratrici?

Solo indirettamente perché pur affermano la chiarezza e l'essenzialità del termine del 31 dicembre 2015 ai fini della sperimentazione, declina la giurisdizione amministrativa in ordine ai profili previdenziali in senso stretto. Insomma, il TAR riconosce che la fattispecie si inquadra perfettamente nella class action, respingendo tutte le strumentali eccezioni preliminari dell'INPS al riguardo, ma si limita a censurare la "sospensione" dei diritti delle lavoratrici pensionande.

Certo avrebbe potuto essere più chiara e soprattutto più coraggiosa sul punto. Ora ci aspettiamo che la soluzione definitiva arrivi dalla legge di stabilità.

Quali sono i prossimi passaggi legali dopo la sentenza e quali le prospettive giudiziarie?

Rimane, come abbiamo sempre detto, aperta la possibilità di ricorsi individuali in ipotesi di diniego dell'accesso alla pensione, ma se, come si dice, il Governo confermerà l'opzione donna nei termini della legge che l'ha introdotta, il problema sarà risolto per tutte.

E per quanto riguarda il nodo dell'aspettativa di vita per coloro che sono nate nell'ultimo trimestre del 1958, la sentenza impatterà sulla questione?

Il richiamo preciso e puntuale del TAR alle norme vigenti certifica implicitamente che quel nodo sia un errore da superare applicando semplicemente ciò che la legge prevede, salvandoanche le donne dall'ultimo trimestre.

Purtroppo è solo una valutazione implicita, senza efficacia decisoria. Solo la legge di stabilità potrà auspicabilmente sciogliereil nodo a breve.

Ringraziamo gli Avvocati Andrea Maestri e Giorgio Sacco per la loro gentile disponibilità e ricordiamo a tutti i lettori la possibilità di ricevere i prossimi aggiornamenti in tema di previdenzautilizzando la funzione "segui" presente nel sito.