Arrivano importanti aggiornamenti in merito alla cosiddetta doppia imposizione fiscale per quei lavoratori che si recano quotidianamente oltre il confine italiano per assolvere agli adempimenti di un contratto da lavoro dipendente. In base all'accordo siglato tra Italia e Svizzera, i cosiddetti frontalieri vedranno addebitarsi un'imposizione dallo Stato nel quale svolgono la propria attività che arriverà fino al 70% dell'imponibile. È questo il risultato del patto siglato dal Ministero delle finanze con la controparte elvetica, così come d'altra parte era stato già previsto nella road map a cui si era impegnato lo Stato italiano durante lo scorso mese di febbraio di quest'anno.

Il nuovo trattato va ad aggiornare quello esistente fino ad oggi dal lontano 1974, ma dovrà essere ratificato sia dai Governi che dai Parlamenti dei due Paesifirmatari.

Accordo tra Svizzera e Italia: cosa cambia per i frontalieri?

Come abbiamo anticipato ad inizio articolo, l'accordo prevede per i lavoratori italiani una trattenuta dalla controparte Svizzera fino al 70% del dovutoche spetterebbe applicando l'imposta sui redditi delle persone fisiche (Irpef). Mentre in Italia dovrà avvenire il conguaglio, che dovrà tenere conto dell'acconto trattenuto dal datore di lavoro. In questo modo, si eviterà che il lavoratore possa subire una doppia imposizione fiscale sul proprio stipendio. A supporto del nuovo trattato, entrambi gli Stati si sono inoltre accordati per l'attivazione di uno scambio di dati relativo ai redditi dei frontalieri, mentre qualora si rendessero necessari degli aggiornamenti, risulterà possibile effettuare un nuovo esame delle condizioni su base quinquennale.

A lato dell'accordo l'Italia ha chiesto inoltre di garantire che non avvengano discriminazioni tra lavoratori, così come previstodai trattati internazionali europei ed in adeguamento rispetto a quanto propostocon il referendum svizzero dello scorso 09/02/2014.

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