Servono dei cambiamenti nell'attuale sistema previdenziale, al fine di limare le problematiche dovute alla riforma contributiva e di assicurare delle misure di sostegno per coloro che avranno delle carriere discontinue in futuro. Sono le probabili premesse delpensiero espresso nella giornata di ieri dal Presidente Inps Tito Boeri, che ha fatto riferimento (a titolo di esempio) ai nati di oggi negli anni '80. "Chi oggi ha trentacinque anni prenderà nell'intera vita pensionistica in media un importo complessivo di circa il 25% inferiore" rispetto a quanto non avranno percepitoi genitori nati attorno al 1945, spiega l'economista alla guida dell'istituto pubblico di previdenza.
Per calcolarlo, si è esaminata la situazione di circa 5000 soggetti nati attorno al 1980, al fine di stimare la possibile evoluzione della loro situazione pensionistica in base alla carriera e all'attuale mercato del lavoro. Resta chiaro che questi dati sottolineano tutte le aree di criticità già espresse in precedenza da Boeri, il quale ha per altro suggerito diversi correttivi nel recente passato. Ricordiamo ad esempio la possibilità di andare in pensione anticipata già a partire dai 63 anni di età, con una penalizzazione attorno al 10% dell'assegno.
Riforma pensioni, le proiezioni sostengono la necessità di nuove misure
Stante la situazione, appare chiare che lo scenario difficilmente potrà rimanere quello attuale senza un intervento del legislatore, perché in futuro "si lavorerà più a lungo anche in rapporto alla speranza di vita".
Se questo non bastasse, gli importi degli assegni risulteranno un quarto più bassi rispetto a quanto non percepiscono oggi i pensionati, mentre molti lavoratori si troveranno purtroppo ad avere di vuoti nella propria contribuzione a causa di periodi di disoccupazione e di cambiamenti nella propria carriera. Infine, altre problematiche potrebbero riguardare "l'adeguatezza" relativa all'importo delle future pensioni, che senza un meccanismo di pensionamento anticipato risulteranno non solo più basse rispetto ad oggi, ma saranno anche percepite con difficoltà da chi resterà disoccupato attorno ai 55 - 60 anni.
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