Il dibattito sul tema delle Pensioni si è già animato in queste prime settimane dell’anno. Il Governo dovrebbe metter mano alla riforma Fornero, apportando le giuste modifiche volte a risolvere quelle problematiche che interessano un gran numero di lavoratori italiani. Uno dei nodi cruciali su cui si attendono novità entro i prossimi mesi riguarda la pensione anticipata. Le proposte fatte pervenire sono più d’una, ma l’Esecutivo non le ha mai prese in considerazione più di tanto, bollandole come troppo dispendiose per le casse dello Stato. In questi ultimi giorni, però, si è fatto avanti Tito Boeri, presidente dell’Inps, che ha avanzato l’idea di mandare in pensione i cittadini a partire 63 anni, decurtando l’assegno di una percentuale variabile a seconda dell’età in cui si lascia il mondo di lavoro.

Riforma pensioni 2016: novità da Boeri sull’anticipata

Nel corso di un’intervista rilasciata a SkyTG24, il presidente dell’ente previdenziale italiano ha proposta una soluzione per andare in quiescenza anticipatamente rispetto ai requisiti per la pensione di vecchiaia. Tito Boeri ha fatto sapere che ci sarebbe un’ipotesi di pensionamento anticipato che ha sì un certo costo per le casse pubbliche, ma nel medio termine non più di tanto. Inoltre, con questa proposta da lui avanzata non si andrebbe in contro ad un incremento del debito pubblico e non si andrebbero a violare le regole imposte dall’Unione Europea. Apportando determinate modifiche all’attuale normativa, si darebbe un po’ d’ossigeno all’economia del Paese e si andrebbe a fare un ricambio generazionale, favorendo l’occupazione dei giovani.

Ma cosa prevede questa pensione anticipata messa sul tavolo dal presidente dell’Inps? La proposta prevedrebbe l’uscita dal mondo lavorativo già a 63 anni per tutti, ma con un taglio dell’assegno. La decurtazione massima prevista sarebbe pari al 9,4%, che verrebbe applicata a coloro che si ritirerebbero anticipatamente con il massimo possibile.

In alternativa si avrebbe un taglio del 6,5% a 64 anni e 7 mesi o 3,3% un anno più tardi. La riduzione si azzererebbe a 66 anni e 7 mesi, quando vi è la maturazione del diritto alla pensione piena. L’unica eccezione riguarderebbe i lavoratori precoci, per i quali non si verrebbe applicato alcun taglio qualora si uscisse prima dal mondo del lavoro.

A differenza della proposta di Cesare Damiano, che consisterebbe nella quiescenza anticipata con una decurtazione calcolata diversamente e con un taglio di circa il 2% annuo, questa ipotesi avanzata da Tito Boeri interesserebbe coloro che avrebbero 20 anni di contributi effettivi, mentre nell’altro caso la contribuzione sarebbe di 35 anni. Il presidente dell’Inps spinge affinché si metta a punto una nuova norma riguardante proprio il sistema previdenziale, ma ora la palla passa al Governo che dovrà valutarne la fattibilità. Vista la rigidità della Legge Fornero, urge un provvedimento che miri a risolvere le troppe questioni delicate che hanno coinvolto nel corso di questi anni numerosi lavoratori, basi pensare alle questioni più spinose di esodati o precoci, tanto per citarne qualcuna. In attesa di novità, vi invitiamo a seguirci per scoprire se l’Esecutivo manterrà la promessa di riformare l’attuale normativa pensionistica oppure farà ancora melina, rinviando ancora una volta.