A partire dall’1 gennaio scorso sono cambiati i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia, sia per quanto concerne l’anagrafica, che i contributi. Ciò è dovuto all’effetto dell’incremento della speranza di vita, come previsto dalle norme scritte nella Legge Fornero. A tale riforma pensionistica si cercano di apportare modifiche sostanziali, perché troppi lavoratori stanno subendo inermi le conseguenze. Fra i tanti abbiamo i precoci, che attendono in modo particolare una soluzione che permetta loro di uscire dal mondo del lavoro con più flessibilità rispetto ad oggi.

Un primo passo è stato fatto con l’eliminazione delle penalizzazioni sull’assegno previdenziale, ma dopo la cancellazione di quella decurtazione sul trattamento pensionistico che fino a prima era attiva, non deve essere un traguardo, bensì un trampolino di lancio verso una riforma più completa.

Sul tema si sono espressi in molto, appellandosi al Governo affinché si metta mano all’attuale legislazione, senza più rinvii come accaduto fino a questo momento. Il 2016 dovrebbe essere l’anno giusto, così dicono, ma alle chiacchiere gli italiani non credono più e vogliono fatti concreti. Un’apertura c’è stata da parte del viceministro al MEF, Enrico Morando, ma anche Cesare Damiano ha annunciato che si inizierà a lavorare sul capitolo Pensioni, principalmente sulla flessibilità e sulle questioni legate a precoci e usuranti.

Per queste categorie si punta alla Quota 41 per i primi ed alla possibilità di andare in pensione con 62 anni d’età e 35 di contribuzione, con penalizzazione fino ad un massimo del’8%, per i secondi. Su queste proposte indicate dal presidente della Commissione Lavoro sono d’accordo la minoranza Dem ed anche l’opposizione, mentre la maggioranza è un po’ più titubante a causa dei costi.

Novità pensioni: reddito minimo la proposta di Boeri

In attesa di aggiornamenti, si fa avanti l’ente di previdenza sociale, che tramite il suo presidente Tito Boerigià da tempo ha lanciato la proposta di introduzione del reddito minimo per i lavoratori Over 55. Per questi contribuenti è necessario garantire una rete di assistenza di base, che ad oggi è mancante nel nostro Paese.

In questa fascia d’età è aumentata la povertà negli ultimi anni, complici la difficoltà nel trovare un’occupazione alternativa superati i 55 anni d’età e l’impossibilità di andare in quiescenza anticipatamente con i nuovi requisiti pensionistici. Il presidenteInps, dunque, propone il reddito minimo di 500 euro mensili per le famiglie in cui vi è la presenza di almeno un componente che abbia un’anzianità superiore a 55 anni. Nel caso ce ne fossero due, si salirebbe a 750 euro al mese, mentre in presenza di minori a carico, l’ammontare della cifra diverrebbe di 900 euro (un figlio) e 1.050 euro (due figli). Bisognerà capire se il Governo vorrà seguire la strada indicata dall’ente pensionistico oppure cercare altre soluzioni di intervento alla riforma targata Elsa Fornero.