Dopo le recenti polemiche sulla flessibilità e la dialettica che si è aperta in merito al tema dagli organismi internazionali arrivano delle nuove prese di posizione da parte del Presidente della Commissione lavoro alla Camera in merito al rapporto sulla sostenibilità fiscale 2015. Al suo interno, i tecnici europei confermano che l'Italia presenta una corretta tenuta di bilancio, purché venga mantenutaquella che viene definita come "piena attuazione del sistema pensionistico". Ma sul punto l'On. Damiano appare critico, visto che "ancora una volta l'Italia dovrebbe reggersi in piedi a spese dei pensionati".
Una prospettiva contraria alle richieste reiterate dagli esponenti della minoranza Dem negli ultimi mesi, che mirano invece a flessibilizzare le attuali regole di uscita dal lavoro quando si raggiunge un'età sufficientemente avanzata.
Sulla previdenza si attende un cambiamento entro il 2016
Stante la situazione, le vie preferenziali indicate dalla Commissione per correggere la Riforma Fornero sono note ormai da tempo: stiamo parlando della quota 97 con uscita a partire dai 62 anni più 35 di versamenti ed il 10% di massima penalità. Mentre per i precoci vige la proposta di consentire l'uscita dal lavoro con il raggiungimento di 41 anni di versamenti. La posizione dell'On Damiano appare infine ferma anche sul tema dei costi da attribuire al sistema pensionisticopubblico rispetto ai dati complessivi dell'economia nazionale.
"Vorremmo che i conti dell'incidenza della spesa previdenziale sul Pil fossero depurati dai 43 miliardi di tasse pagate nel 2013 sulle Pensioni e dagli esborsi per l'assistenza". Secondo l'esponente della minoranza Dem, su questo punto non si può dimenticare che il 15,3% del peso sul prodotto interno (una volta depurato) corrisponderebbe invece ad un più moderato 10,7%.
Il dato sarebbe infattiallineato con quanto avviene già in Europa, se si tiene presente la media della spesa previdenziale pubblica.
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