Il sistema con cui viene calcolata la pensione dal 1995 è definitivamente quello contributivo. Infatti da quell’anno il sistema retributivo è scomparso o quasi (vige ancora per chi rientra nel sistema misto) e la pensione non viene più calcolata in base alla media delle ultime retribuzioni del lavoratore ma sull’ammontare dei contributi versati. Dal 1° gennaio 2016 e per tutto il triennio 2016/2018, i coefficienti con cui calcolare la pensione sono stati modificati e risultano più penalizzanti di quelli in vigore fino al 2015. Vediamo allora come si può calcolare la pensione che si percepirà a partire da quest’anno.

Soggetti interessati

Le persone prossime alla pensione che sono interessate dal sistema contributivo e quindi da questi coefficienti sono molte. Basti pensare alle donne che possono uscire nel 2016, a 57 anni e 3 mesi grazie ad Opzione Donna. Oppure tutti i lavoratori che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1° gennaio 1996 e che quindi hanno contributi versati esclusivamente con il sistema contributivo. In parte, i coefficienti interessano anche i lavoratori del sistema misto, cioè quelli che hanno una anzianità lavorativa precedente il 31 dicembre 2015 e che pertanto, avranno una parte della pensione calcolata con il sistema retributivo (periodi di lavoro precedenti il 1996) ed una parte con il contributivo (periodi dal 1° gennaio 1996 o nella migliore delle ipotesi dal 1° gennaio 2012, data di entrata in vigore del Decreto salva Italia di Monti e della Legge Fornero).

Come dicevamo, i coefficienti che si applicano dal 1° gennaio sono scesi e mediamente, ogni pensionato perderà il 2% circa di pensione.

Nuovi coefficienti e guida al calcolo

L’Inps, nel momento di erogare la prestazione pensionistica ad un lavoratore, applica al totale dei contributi versati un coefficiente che permette di trasformarli nella pensione assegnata al pensionato.

Con un decreto del 22 giugno scorso, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n° 154 del 6 luglio 2015, il Governo ha rideterminato i coefficienti che pertanto dal 1° gennaio sono cambiati. Questi coefficientivariano con il variare dell’età anagrafica del lavoratore al momento in cui va in pensione: pertanto più in là con gli anni si esce più alti saranno questi coefficienti.

Infatti, si parte dal 4,246% per l’uscita a 57 anni fino al 6,378% dell’uscita a 70 anni. Ai fini del calcolo, molto importante è stabilire il proprio montante contributivo. Per i lavoratori dipendenti il calcolo è piuttosto semplice, perché è il 33% della retribuzione annua. Naturalmente, ogni anno ciò che si ottiene va rivalutato secondo i dati Istat. Per i lavoratori autonomi bisogna calcolare il 20% del reddito annuo, per quelli che versano nella gestione separata la percentuale varia tra il 20 ed il 20,72%. La somma di tutti i contributi rivalutati anno per anno dà il montante contributivo che poi deve essere moltiplicato per il coefficiente. Per esempio, una donna che sceglie di uscire con 35 anni di contributi versati all’età di 57 anni e tre mesi, cioè con Opzione Donna, se ha un montante contributivo di 330mila euro percepirà una pensione di 14.012 euro annui (330.000 per 4,246%).